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Come si è persa l’America, di Paul Krugman (New York Times 14 febbraio 2016)

 

How America Was Lost

Paul KrugmanFEB. 14, 2016

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Once upon a time, the death of a Supreme Court justice wouldn’t have brought America to the edge of constitutional crisis. But that was a different country, with a very different Republican Party. In today’s America, with today’s G.O.P., the passing of Antonin Scalia has opened the doors to chaos.

In principle, losing a justice should cause at most a mild disturbance in the national scene. After all, the court is supposed to be above politics. So when a vacancy appears, the president should simply nominate, and the Senate approve, someone highly qualified and respected by all.

In reality, of course, things were never that pure. Justices have always had known political leanings, and the process of nomination and approval has often been contentious. Still, there was nothing like the situation we face now, in which Republicans have more or less unanimously declared that President Obama has no right even to nominate a replacement for Mr. Scalia — and no, the fact that Mr. Obama will leave soon doesn’t make it O.K. (Justice Kennedy was appointed during Ronald Reagan’s last year in office.)

Nor were the consequences of a court vacancy as troubling in the past as they are now. As everyone is pointing out, without Mr. Scalia the justices are evenly divided between Republican and Democratic appointees — which probably means a hung court on many issues.

And there’s no telling how long that situation may last. If a Democrat wins the White House but the G.O.P. holds the Senate, when if ever do you think Republicans would be willing to confirm anyone the new president nominates?

How did we get into this mess?

At one level the answer is the ever-widening partisan divide. Polarization has measurably increased in every aspect of American politics, from congressional voting to public opinion, with an especially dramatic rise in “negative partisanship” — distrust of and disdain for the other side. And the Supreme Court is no different. As recently as the 1970s the court had several “swing” members, whose votes weren’t always predictable from partisan positions, but that center now consists only of Mr. Kennedy, and only some of the time.

But simply pointing to rising partisanship as the source of our crisis, while not exactly wrong, can be deeply misleading. First, decrying partisanship can make it seem as if we’re just talking about bad manners, when we’re really looking at huge differences on substance. Second, it’s really important not to engage in false symmetry: only one of our two major political parties has gone off the deep end.

On the substantive divide between the parties: I still encounter people on the left (although never on the right) who claim that there’s no big difference between Republicans and Democrats, or at any rate “establishment” Democrats. But that’s nonsense. Even if you’re disappointed in what President Obama accomplished, he substantially raised taxes on the rich and dramatically expanded the social safety net; significantly tightened financial regulation; encouraged and oversaw a surge in renewable energy; moved forward on diplomacy with Iran.

Any Republican would undo all of that, and move sharply in the opposite direction. If anything, the consensus among the presidential candidates seems to be that George W. Bush didn’t cut taxes on the rich nearly enough, and should have made more use of torture.

When we talk about partisanship, then, we’re not talking about arbitrary teams, we’re talking about a deep divide on values and policy. How can anyone not be “partisan” in the sense of preferring one of these visions?

And it’s up to you to decide which version you prefer. So why do I say that only one party has gone off the deep end?

One answer is, compare last week’s Democratic debate with Saturday’s Republican debate. Need I say more?

Beyond that, there are huge differences in tactics and attitudes. Democrats never tried to extort concessions by threatening to cut off U.S. borrowing and create a financial crisis; Republicans did. Democrats don’t routinely deny the legitimacy of presidents from the other party; Republicans did it to both Bill Clinton and Mr. Obama. The G.O.P.’s new Supreme Court blockade is, fundamentally, in a direct line of descent from the days when Republicans used to call Mr. Clinton “your president.”

So how does this get resolved? One answer could be a Republican sweep — although you have to ask, did the men on that stage Saturday convey the impression of a party that’s ready to govern? Or maybe you believe — based on no evidence I’m aware of — that a populist rising from the left is ready to happen any day now. But if divided government persists, it’s really hard to see how we avoid growing chaos.

Maybe we should all start wearing baseball caps that say, “Make America governable again.”

 

Come si è persa l’America, di Paul Krugman

New York Times 14 febbraio 2016

Un tempo, la morte di un Giudice della Corte Suprema non avrebbe portato l’America sull’orlo di una crisi costituzionale. Ma quello era un altro paese, con un Partito Repubblicano molto diverso. Nell’America di oggi, con il Partito Repubblicano di oggi, il trapasso di Antonin Scalia [1] ha aperto le porte al caos.

In linea di principio, la perdita di un Giudice dovrebbe provocare al massimo una lieve agitazione sulla scena nazionale. Dopo tutto, si presume che la Corte sia superiore alla contesa politica. Dunque, quando si manifesta un vuoto da coprire, il Presidente dovrebbe semplicemente nominare, e il Senato approvare, qualcuno altamente qualificato e rispettato da tutti.

In realtà, ovviamente, le cose non sono mai state così semplici. I Giudici hanno sempre avuto note inclinazioni politiche, e il processo di nomina e di approvazione è sempre stato contrastato. Tuttavia, non era niente al confronto della situazione odierna, nella quale i repubblicani hanno più o meno unanimemente dichiarato che il Presidente Obama non ha alcun diritto persino a nominare un sostituto per il signor Scalia – in realtà, il fatto che Obama andrà presto a scadenza non giustifica quella pretesa (il Giudice Robert Kennedy venne nominato durante l’ultimo anno della Presidenza di Ronald Reagan).

Ed anche le conseguenze di un vuoto nella Corte non furono nel passato così problematiche come sono oggi. Come stanno evidenziando tutti, senza il Giudice Scalia i Giudici sono divisi in parti uguali tra i nominati dai Repubblicani e dai Democratici – il che probabilmente comporterà che la Corte resterà sospesa su molte questioni.

E non ci sono pronostici su quanto questa situazione potrà durare. Se un democratico conquista la Casa Bianca ma il Partito Repubblicano mantiene la maggioranza al Senato, quando mai pensate che i repubblicani sarebbero disponibili a confermare chiunque il Presidente nomini?

Come siamo finiti in tale ginepraio?

La risposta, per un verso è la contrapposizione faziosa, che si allarga sempre di più. La polarizzazione è aumentata visibilmente in ogni aspetto della politica americana, dai voti al Congresso alla opinione pubblica, con una crescita spettacolare soprattutto nella diffidenza e nel disprezzo per l’altro schieramento – quella che viene definita “faziosità aprioristica”. E la Corte Suprema non fa eccezione. Ancora negli anni ’70, la Corte aveva un certo numero di membri “altalenanti”, i cui voti non erano sempre prevedibili a partire dagli schieramenti, ma quel centro oggi consiste soltanto nel signor Kennedy, e solo ogni tanto.

Ma indicare semplicemente la crescita della faziosità come origine della nostra crisi, se non è del tutto sbagliato, può essere profondamente fuorviante. In primo luogo, denunciare la faziosità può far sembrare che stiamo solo parlando di cattive maniere, mentre in realtà stiamo considerando grandi differenze di sostanza. In secondo luogo, è davvero importante non adottare false simmetrie: tra i due principali partiti politici, solo uno ha imboccato una strada irresponsabile.

Sul divario di sostanza tra i partiti: incontro ancora persone di sinistra (ma mai di destra) che sostengono che non c’è grande differenza tra i repubblicani e i democratici, o in ogni caso i democratici del “gruppo dirigente”. Ma è una sciocchezza. Persino se siete delusi di quello che ha realizzato il Presidente Obama, egli ha accresciuto le tasse sui ricchi in modo sostanziale e ha ampliato in modo spettacolare le reti della sicurezza sociale; ha dato una stretta significativa ai regolamenti finanziari; ha incoraggiato e gestito una crescita delle energie rinnovabili; ha progredito con l’Iran sul terreno della diplomazia.

Ogni repubblicano vorrebbe disfare tutto questo e muoversi bruscamente nella direzione opposta. Semmai, il consenso tra i candidati presidenziali sembra essere sul fatto che George W. Bush non fece sgravi fiscali sui ricchi neanche lontanamente sufficienti, e che avrebbe dovuto fare un uso maggiore della tortura.

Quando parliamo di faziosità, dunque, non stiamo parlando di gruppi indeterminati di persone, stiamo parlando di una profonda divisione sui valori e sulla politica. Come è possibile che si possa non essere “partigiani”, nel senso di preferire una di queste visioni?

E tocca a voi decidere quale versione preferite. Perché, dunque, dico che solo un partito ha imboccato un indirizzo irresponsabile?

Avete una risposta confrontando il dibattito dei democratici della settimana scorsa con quello di sabato dei repubblicani. C’è bisogno che aggiunga qualcosa?

Oltre a ciò, ci sono profonde differenze di tattica e di mentalità. I democratici non hanno mai cercato di estorcere concessioni minacciando di interrompere l’indebitamento degli Stati Uniti e di creare una crisi finanziaria; i repubblicani l’hanno fatto. I democratici non negano abitualmente la legittimazione dei Presidenti dell’altro partito; i repubblicani l’hanno fatto con Bill Clinton e con Obama. Il blocco della Corte Suprema, fondamentalmente, è una discendenza in linea diretta dai giorni nei quali i repubblicani erano soliti chiamare Clinton in “vostro” Presidente.

Dunque, come si risolverà tutto questo? Una risposta potrebbe essere una vittoria a man bassa dei repubblicani – sebbene dobbiate chiedervi: gli uomini su quel palco, lo scorso sabato, hanno comunicato l’impressione di un partito pronto a governare? O forse credete – basandovi su nessuna prova della quale io sia informato – che di qua a poco sia destinata a realizzarsi una crescita populista da parte della sinistra? Ma se continueranno ad esistere istituzioni divise [2], è davvero difficile capire come evitare un caos crescente.

Forse, dovremmo tutti cominciare a metterci cappelli da baseball sui quali sia scritto: “Rendete di nuovo governabile l’America” [3].

 

[1] La morte del Giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Antonin Scalia, avvenuta ieri, è stata commentata da un editoriale del New York Times dal titolo: “Antonin Scalia, un conservatore ed un gigante del diritto”. In sostanza, il giornale riconosce a Scalia un indiscutibile spessore intellettuale; anzi, forse il maggiore tra tutti i Giudici della sua epoca. Secondo l’editoriale, è indubbio che egli si sia impegnato, non poche volte restando sconfitto, su scelte conservatrici (ad esempio in materia di aborto, o nella vicenda del contenzioso tra Al Gore e Bush), ma lo ha fatto con una coerenza di principi che non lo ha mai ridotto a recitare un ruolo di parte, ed anzi gli ha consentito di esercitare un ruolo intellettuale riconosciuto da entrambi gli schieramenti. L’elogio forse più significativo del giornale progressista al Giudice conservatore, nell’articolo di Ross Douthat, è in queste parole “… il fatto che il blocco con tendenze conservatrici all’interno della Corte abbia disaccordi interni assai più interessanti dell’ala liberal che spesso vota a ranghi compatti, è di per sé una testimonianza del grande valore che la sua massima illuminazione intellettuale ha riposto sul rigore filosofico e sull’integrità”.

É il caso di aggiungere che, talvolta almeno in questi anni, nei suoi commenti Krugman era stato assai più caustico, a riguardo del Giudice Scalia.

Come si intuisce, il Giudice era un italo-americano.

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[2] Mi pare che in questo caso il senso di “government” sia riferito al complesso delle istituzioni con funzioni governamentali, ovvero il Governo Federale e i due rami del Congresso. Non si dimentichi, infatti, che il punto cruciale è che un nuovo Giudice della Corte Suprema deve essere nominato dal Presidente, ma deve avere l’approvazione del Senato.

[3] Sembra che di recente sia invalsa la tendenza di alcuni di indossare berretti con messaggi politici “partisan” agli incontri di baseball.

 

 

 

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