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Il tramonto dei burocrati, di Paul Krugman (New York Times 26 febbraio 2016)

 

Twilight of the Apparatchiks

Paul KrugmanFEB. 26, 2016

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Lack of self-awareness can be fatal. The haplessness of the Republican establishment in the face of Trumpism is a case in point.

As many have noted, it’s remarkable how shocked — shocked! — that establishment has been at the success of Donald Trump’s racist, xenophobic campaign. Who knew that this kind of thing would appeal to the party’s base? Isn’t the G.O.P. the party of Ronald Reagan, who sold conservatism with high-minded philosophical messages, like talking about a “strapping young buck” using food stamps to buy T-bone steaks?

Seriously, Republican political strategy has been exploiting racial antagonism, getting working-class whites to despise government because it dares to help Those People, for almost half a century. So it’s amazing to see the party’s elite utterly astonished by the success of a candidate who is just saying outright what they have consistently tried to convey with dog whistles.

What I find even more amazing, however, are the Republican establishment’s delusions about what its own voters are for. You see, all indications are that the party elite imagines that base voters share its own faith in conservative principles, when that not only isn’t true, it never has been.

Here’s an example: Last summer, back when Mr. Trump was just beginning his rise, he promised not to cut Social Security, and insiders like William Kristol gleefully declared that he was “willing to lose the primary to win the general.” In reality, however, Republican voters don’t at all share the elite’s enthusiasm for entitlement cuts — remember, George W. Bush’s attempt to privatize Social Security ran aground in the face of disapproval from Republicans as well as Democrats.

Yet the Republican establishment still seems unable to understand that hardly any of its own voters, let alone the voters it would need to win in the general election, are committed to free-market, small-government ideology. Indeed, although Marco Rubio — the establishment’s last hope — has finally started to go after the front-runner, so far his attack seems to rest almost entirely on questioning the coiffed one’s ideological purity. Why does he imagine that voters care?

Oh, and the G.O.P. establishment was also sure that Mr. Trump would pay a heavy price for asserting that we were misled into Iraq — evidently unaware just how widespread that (correct) belief is among Americans of all political persuasions.

So what’s the source of this obliviousness? The answer, I’d suggest, is that in recent years — and, in fact, for the past couple of decades — becoming a conservative activist has actually been a low-risk, comfortable career choice. Most Republican officeholders hold safe seats, which they can count on keeping if they are sufficiently orthodox. Moreover, if they should stumble, they can fall back on “wingnut welfare,” the array of positions at right-wing media organizations, think tanks and so on that are always there for loyal spear carriers.

And loyalty is almost the only thing that matters. Does an economist at a right-wing think tank have a remarkable record of embarrassing mistakes? Does a pundit have an almost surreal history of bad calls? No matter, as long as they hew to the orthodox line.

There is, by the way, nothing comparable on the Democratic side. Of course there’s an establishment, but it’s much more diffuse, much less lavishly funded, much less insistent on orthodoxy and forgiving of loyal incompetence.

But back to the hermetic world of the Republican elite: This world has, as I said, existed for decades. The result is an establishment comprising apparatchiks, men (mainly) who have spent their entire professional lives in an environment where repeating approved orthodoxy guarantees an easy life, while any deviation from that orthodoxy means excommunication. They know that people outside their party disagree, but that doesn’t matter much for their careers.

Now, however, they face the reality that most voters inside their party don’t agree with the orthodoxy, either. And all signs are that they still can’t wrap their minds around that fact. They just keep waiting for Donald Trump to suffer the fall from grace that, in their world, always happens to anyone who questions the eternal truth of supply-side economics or the gospel of 9/11. Even now, when it’s almost too late to stop the Trump Express, they still imagine that “But he’s not a true conservative!” is an effective attack.

Things would be very different, obviously, if Mr. Trump were in fact to lock in the Republican nomination (which could happen in a few weeks). Would his raw appeal to white Americans’ baser instincts continue to work? I don’t think so. But given the ineffectuality of his party’s elite, my guess is that we will get a chance to find out.

 

Il tramonto dei burocrati, di Paul Krugman

New York Times 26 febbraio 2016

La mancanza di auto consapevolezza può essere fatale. Un esempio a proposito è la situazione disgraziata del gruppo dirigente repubblicano dinanzi al ‘trumpismo.

Come molti hanno notato, è rilevante quanto quel gruppo dirigente sia rimasto impressionato – addirittura impressionato! – del successo della campagna elettorale razzista e xenofoba di Donald Trump. Chi sapeva che cose di questo genere avrebbero attratto la base del Partito? Non è lo stesso Partito Repubblicano di Ronald Reagan, che rivendeva il conservatorismo con nobili messaggi filosofici, come quando parlava di “prendere a cinghiate i ragazzi” che utilizzano le tessere alimentari per comprare le bistecche alla fiorentina?

Sul serio: la strategia repubblicana è consistita nello sfruttare l’antagonismo razziale, nel far detestare l’amministrazione pubblica ai lavoratori bianchi perché ha la sfrontatezza di aiutare Quella Gente – ovvero i poveri preferibilmente di colore – per quasi mezzo secolo. Dunque è sorprendente vedere il gruppo dirigente del partito completamente sbigottito dal successo di un candidato che sta soltanto dicendo apertamente quello che loro hanno continuamente cercato di comunicare in modo allusivo.

Quello che trovo ancora più sorprendente, tuttavia, sono le illusioni del gruppo dirigente repubblicano sulle preferenze dei loro stessi elettori. Vedete, tutto indica che i gruppi dirigenti del Partito si immaginano che la base condivida la loro fedeltà ai princìpi conservatori, quando non soltanto non è vero, ma non lo è mai stato.

Ecco un esempio: la scorsa estate, quando Trump aveva appena cominciato la sua ascesa, promise di non tagliare la Previdenza Sociale, e gli addetti ai lavori come William Kristol dichiararono compiaciuti che egli era disponibile a “perdere le primarie per vincere le elezioni generali”. In realtà tuttavia, gli elettori repubblicani non condividono affatto l’entusiasmo del gruppo dirigente del Partito per i tagli sui diritti sociali – si ricordi, il tentativo di George W. Bush di privatizzare la Previdenza Sociale finì con l’incagliarsi a fronte della disapprovazione sia dei democratici che dei repubblicani.

Eppure il gruppo dirigente repubblicano sembra incapace di comprendere che pochi dei suoi elettori, per non dire degli elettori di cui ci sarebbe bisogno per vincere alle elezioni generali, si sentono vincolati all’ideologia del libero mercato e del restringimento delle funzioni pubbliche. Infatti, sebbene Marco Rubio – l’ultima speranza del gruppo dirigente – sia finalmente partito all’attacco del favorito, sinora la sua offensiva sembra basarsi quasi interamente nel porre domande sulla purezza ideologica dell’uomo con la messa in piega.

Inoltre, il gruppo dirigente del Partito Repubblicano era anche sicuro che Trump avrebbe pagato un prezzo pesante per aver sostenuto che fummo indotti con l’inganno alla guerra in Iraq – evidentemente inconsapevole di quanto sia generale quel convincimento tra gli americani di tutti gli orientamenti politici.

Dunque, cosa c’è all’origine di questa inconsapevolezza? Direi che la risposta sta nel fatto che negli anni recenti – in sostanza, nel corso dell’ultimo ventennio – diventare un attivista conservatore effettivamente è diventata una scelta a basso rischio di una carriera confortevole. La maggioranza dei repubblicani che hanno posti sicuri in incarichi pubblici, possono contare di mantenerli se sono sufficientemente ortodossi. Inoltre, se dovessero avere degli inciampi, possono cadere su una comoda “rete di protezione per politici di destra” [1], quella gamma di posizioni nelle organizzazioni mediatiche della destra, nei cosiddetti gruppi di ricerca ed altro ancora, che sono sempre disponibili per fedeli carriere gregarie.

E la fedeltà è quasi l’unica cosa che conta. Un economista presso un gruppo di ricerca della destra ha commesso una serie considerevole di errori imbarazzanti? Oppure, un commentatore ha un storia abbastanza surreale di scelte negative? Non conta, finché si attengono alla linea dell’ortodossia.

Per inciso, non c’è niente di paragonabile sul versante dei democratici. Naturalmente, c’è un gruppo dirigente, ma è molto più diffuso, finanziato molto meno generosamente, molto meno risoluto nell’ortodossia e meno disposto a perdonare l’incompetenza dei funzionari fedeli.

Ma per tornare al mondo ermetico del gruppo dirigente repubblicano: è un mondo, come ho detto, che esiste da decenni. Il risultato è un gruppo dirigente che comprende burocrati di apparato, uomini (principalmente) che hanno speso le loro intere esistenze professionali in un ambiente nel quale replicare l’ortodossia autorizzata garantisce una vita semplice, mentre ogni deviazione dall’ortodossia comporta la scomunica. Sanno che la gente all’esterno non è d’accordo con il partito, ma ciò non conta granché per le loro carriere.

Adesso, tuttavia, devono fare i conti con una realtà per la quale neppure la maggioranza degli elettori all’interno del loro Partito concordano con l’ortodossia. E da tutti i segni sembra che ancora non sappiano capacitarsi di quel fatto. Continuano semplicemente ad attendere che Donald Trump cada in disgrazia, la qualcosa, nel loro mondo, accade sempre a chiunque metta in dubbio le verità eterne dell’economia dal lato dell’offerta o il vangelo dell’11 settembre [2]. Persino adesso, quando è praticamente troppo tardi per fermare il Trump Express, essi si immaginano ancora che dire che egli non è un conservatore autentico, sia una reazione efficace.

Le cose, ovviamente, sarebbero molto diverse se il signor Trump dovesse davvero assicurarsi la nomination repubblicana (il che potrebbe accadere in poche settimane). Continuerebbe a funzionare il suo rozzo appello agli istinti peggiori degli americani bianchi? Io non penso. Ma data l’inefficacia dei gruppi dirigenti del suo partito, suppongo che avremo una possibilità di scoprirlo.

 

[1] “Wingnut welfare”, in americano, sta per assistenza per estremisti, soprattutto di destra. Naturalmente è usato in quel senso soprattutto dai progressisti. Come “wing nut”, che all’origine è un ‘dado a farfalla’, sia diventato un termine atto ad indicare una tendenza politica estrema non saprei, anche se una stazione intermedia potrebbe essere il suo utilizzo, talora, nel senso di ‘svitato’.

[2] Ovvero, la guerra in Iraq che venne giustificata come una conseguenza dell’attentato alle Torri Gemelle, come una verità evangelica.

 

 

 

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