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In ricordo delle previsioni passate (dal blog di Krugman, 5 febbraio 2016)

 

Feb 5 12:11 pm

Remembrance of Forecasts Past

So, do you remember this? Romney vows to lower unemployment rate to 6 percent by end of first term.

Ahem:

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But everyone makes bad forecasts; Republicans are still going on about the over-optimism of the Romer-Bernstein forecast of early 2009, insisting that it proves that the stimulus was a failure. So is making fun of Mitt Romney anything more than a case of turnabout being fair play?

Actually, yes.

The big problem with Romer-Bernstein was not that they over-estimated the effectiveness of fiscal policy. In fact, their assumed multiplier of 1.5 still looks very good in the light of subsequent research and events. For example, the euro area carried out a sort of natural experiment from 2009 to 2013, in which some but not all countries were forced into drastic austerity policies. If we plot the change in structural budget surpluses as a share of GDP against GDP growth, we get this:

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And a regression finds a multiplier of, um, 1.53. Similar numbers come out of a variety of approaches. So the analytics of Romer-Bernstein on policy look quite good; their mistake was to underestimate the damage the financial crisis would do.

Republican predictions of Obamadoom, on the other hand, were all about their claims about policy effects: the 2013 tax hike and the coming of Obamacare would be massive job-killers, they insisted again and again. So good employment performance really does count as a major disproof of their worldview.

Or to take a cheaper but still fair shot: imagine what they would be saying if Romney actually were president, and we had this jobs record.

 

In ricordo delle previsioni passate

Dunque, vi ricordate di questa? “Romney promette per la fine del primo mandato un tasso di disoccupazione inferiore al 6 per cento”.

Ma guarda! (1)

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Eppure ognuno fa cattive previsioni: i repubblicani stanno ancora sproloquiando sull’eccessivo ottimismo della previsione di Romer e Bernstein agli inizi del 2009, ripetendo che essa dimostra che lo stimolo fu un fallimento. Dunque, prendere il giro il qualcosa di più che un casuale dietro-front di Mitt Romney è giocare lealmente?

In effetti, sì.

Il grande problema con Romer-Bernstein non fu che essi sovrastimarono l’efficacia della politica della spesa pubblica. Di fatto, il loro ipotizzato moltiplicatore di 1,5 [2] appare molto buono alla luce delle successive ricerche ed eventi. Ad esempio, l’area euro dal 2009 al 2013 portò avanti una specie di esperimento naturale, nel quale alcuni, ma non tutti, i paesi furono costretti a politiche drastiche di austerità. Se disegnamo il cambiamento negli avanzi strutturali di bilancio come quote del PIL a confronto delle crescite del PIL, otteniamo questo:

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E una regressione scopre un moltiplicatore, guarda un po’, dell’1,53. Numeri simili vengono fuori da una varietà di approcci. Dunque l’analitica di Romer-Bernstein sembra abbastanza buona; il loro errore fu di sottostimare il danno che la crisi finanziaria avrebbe fatto.

Le previsioni repubblicane sulla sorte avversa di Obama, d’altro canto, riguardarono tutte le loro pretese sugli effetti della politica: essi ribadirono in continuazione che il rialzo delle tasse del 2013 e la riforma della assistenza sanitaria di Obama avrebbero avuto una massiccio effetto di distruzione di posti di lavoro. Dunque, l’andamento realmente positivo dell’occupazione ha il valore di una importante confutazione della loro concezione del mondo.

Oppure, per fare un esempio più semplice ma pur sempre corretto: immaginatevi cosa starebbe dicendo Romney se fosse stato Presidente, ed avesse avuto questo record di posti di lavoro.

 

 

 

(1) La tabella mostra l’andamento del tasso di disoccupaione negli USA, che nelle stime più recenti ha raggiunto il 4,9 per cento. Dunque assai migliore di quello che prometteva Romney nella competizione elettorale con Obama.

[2] Ovvero, il fattore per il quale deve essere moltiplicata una variazione della spesa pubblica per stimarne gli effetti sulla crescita (che sarà maggiore di quel fattore se si tratta di spesa pubblica aggiuntiva, o minore di quel fattore se si tratta di restrizione della spesa pubblica). Nel caso degli Stati Uniti le misure di sostegno – che pure furono inferiori a quanto molti stimavano necessario e, in particolare, ebbero una durata temporale limitata – provocarono un effetto superiore ad un fattore 1, che i due consulenti allora consiglieri della Casa Bianca stimarono in 1,5. Nel caso dell’Europa, come si vede nel secondo diagramma, i paesi che conobbero maggiore austerità (Portogallo, Spagna, Italia ed Irlanda; la Grecia non figura nella stima), ovvero un maggiore avanzo strutturale di bilancio, sono quelli che hanno avuto un crescita del PIL negativa o attorno allo 0.

 

 

 

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