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Lo Iowa come il punto focale dei media (dal blog di Krugman, 2 febbraio 2016)

 

Feb 2 1:38 pm

Iowa As A Media Focal Point

The outsized role the Iowa caucuses play in the nomination process is, as almost everyone acknowledges, sort of stupid. But where does it come from? The immediate answer is that it’s about the news media, which seize on the Iowa results and use them to tell narratives that can, in turn, have a huge impact on fundraising and later voting.

But why is this small, peculiar contest so influential in setting narratives? The answer, I’d say, is that Iowa acts as a Schelling focal point.

Schelling’s original examples involved something like two people told to find each other in New York. You might think this would be impossible, but people often succeed by choosing a psychologically salient time and place — say, the Empire State Building at noon. What’s interesting about this is that they may not even perceive this meeting point as a choice: person A has to do it because he or she thinks person B will do it, and vice versa.

How does this apply to news coverage and punditry? Well, it’s obvious that the media have strong herding instincts; almost everyone wants to be somewhere close to the middle of the pack, telling the prevailing narrative. But there are many narratives that could, in fact, prevail. Partly that’s because such narratives can be self-fulfilling, and partly it’s because actually being, you know, right isn’t that important compared with being on top of the trend. So anything that gives special salience to a particular narrative can produce convergence on that narrative, even if everyone realizes that what’s going on is basically stupid.

Thus, should Rubio’s third-place finish in a small state really have caused him to shoot up so dramatically in market estimates of his probability of winning the GOP nomination? No, yet that’s what happened.

Meanwhile, on the Democratic side, the results were in all important respects a tie — but Clinton was a whisker ahead. Did that whisker matter? I’m pretty sure it did, a lot. If Sanders had come in even slightly ahead, the news would have been full of Clinton-is-doomed reports. Instead, the coverage has, as best I can tell, been rather subdued. Everyone knows that a fraction of a point in the vote makes no objective difference; but everyone also knows that “Iowa almost tied!” isn’t the same kind of focal point for Clinton doom stories as “Clinton defeated!” And so the coverage is radically different — and the betting markets have treated Iowa on the Democratic side as a non-event.

Intellectually, I find this fascinating. But it’s one heck of a way to choose the future of the world’s greatest nation.

 

Lo Iowa come il punto focale dei media

Il ruolo sproporzionato che giocano i caucus dello Iowa nel processo di nomina è, come quasi tutti riconoscono, una cosa abbastanza stupida. Ma da dove deriva? La risposta immediata è che riguarda gli organi di informazione, che utilizzano i risultati dello Iowa e li usano per raccontare storie che, a loro volta, possono avere un ampio impatto nella raccolta dei fondi e successivamente nel voto.

Ma perché questo piccolo, peculiare contesto è così influente nel fare da sfondo a tali racconti? La risposta, direi, è che lo Iowa funziona come un ‘punto focale di Schelling’ [1].

Gli esempi originari di Schelling riguardavano qualcosa come due persone alle quale veniva detto di cercarsi reciprocamente in New York. Potreste ritenere che questo sarebbe impossibile, ma le persone spesso ci riescono scegliendo un tempo ed un luogo psicologicamente di particolare rilevanza – ad esempio, l’Empire State Building a mezzogiorno. Quello che è interessante è che essi possono persino non percepire questo punto di incontro come una scelta: la persona A deve farlo perché egli o ella pensano che la persona B lo farà, e viceversa.

Come si applica questo ai resoconti ed ai commenti giornalistici? Ebbene, è evidente che i media posseggono forti istinti gregari; quasi tutti vogliono essere in qualche luogo vicino al centro del branco, raccontando la narrativa prevalente. Ma ci sono molte narrative che. di fatto, potrebbero prevalere. In parte è così perché tali narrative possono auto avverarsi, e in parte perché, per la verità, come si sa, essere nel giusto non è così importante come essere nel punto dominante della tendenza. Dunque, ogni cosa che offra una speciale rilevanza ad una particolare narrativa può produrre convergenza sulla narrativa, persino se ciascuno comprende che si tratta di una cosa fondamentalmente stupida.

Quindi, il terzo posto di Rubio al traguardo di un piccolo Stato dovrebbe per davvero avergli consentito un balzo così spettacolare nelle stime di mercato [2], sulla sua probabilità di ottenere la nomina del Partito Repubblicano? No, tuttavia è quello che è successo.

Nel frattempo, sul versante dei democratici, i risultati sono stati sotto tutti gli aspetti importanti, un pareggio – ma la Clinton si è piazzata un soffio più avanti. É stato importante questo soffio? Io sono abbastanza sicuro che lo sia stato, e molto. Se Sanders fosse arrivato persino leggermente più avanti, i giornali sarebbero stati pieni di resoconti del genere ‘la Clinton è condannata’. Invece i resoconti sono stati, per quanto posso dire, abbastanza smorzati. Tutti sanno che una frazione di un punto nel voto non fa alcuna differenza obbiettiva; ma tutti sanno anche che il “quasi pareggio nell’Iowa” non è lo stesso genere di punto focale per i racconti di sventura sulla Clinton del “la Clinton sconfitta!” E così i resoconti sono completamente diversi – ed i mercati delle scommesse, sul versante dei democratici, hanno trattato lo Iowa come un non-evento.

Dal punto di vista intellettuale, lo trovo affascinante. Ma che diamine di modo, per scegliere il futuro della nazione più grande del mondo.

 

[1] Nella Teoria dei giochi un ‘punto focale’ (anche chiamato ‘punto di Schelling’) è un soluzione che le persone tenderanno ad usare in assenza di comunicazione, perché sembra loro naturale, speciale o rilevante. Il concetto fu introdotto dall’economista americano Premio Nobel Thomas Schelling ne suo libro “La strategia del conflitto” (1960). In questo libro Schelling descrive “il punto focale per l’aspettativa di ciascuna persona [come] quello che l’altro si aspetta che lui si aspetti che ci si aspetti che lui faccia”. Egli spiega che tali ‘punti’ sono assai utili nei negoziati, giacché non possiamo credere completamente alle parole di colui con il quale negoziamo. (Wikipedia, inglese)

[2] Come abbiamo visto altre volte, le stime di mercato sono effettivamente quelle che provengono da una attività affaristica connessa con le scommesse, sulle cose più varie, inclusa la nomination repubblicana. E dopo l’Iowa, Rubio era salito nelle scommesse al 60% (poi al 45%), mentre a metà gennaio era attorno al 30%.

 

 

 

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