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Note dopo l’Iowa (dal blog di Krugman, 2 febbraio 2016)

 

Feb 2 8:33 am

Post-Iowa Notes

Well, in my pre-Iowa notes I called the Republican primary right:

I know what will happen on the Republican side: someone horrifying will come in first, and someone horrifying will come in second.

Let me add that someone horrifying also came in third. Marco Rubio may seem less radical than Cruz or Trump, but his substantive policy positions are for incredibly hawkish foreign policy, wildly regressive tax policy, kicking tens of millions of people off health insurance, and destroying the environment. Other than that, he’s a moderate.

On the Democratic side, I was glad to see Nate Cohn, who’s a professional here, reach the same conclusions I got in my amateur analysis: this still looks like Hillary Clinton for the Democratic nomination.

The point is not just that she eked out a very narrow win in Iowa, which is important mainly for limiting the doomsaying spin the media were so eager to deliver. It is that this situation doesn’t look at all like 2008.

People tend to forget that the 2008 primary was quite close all the way through; Clinton actually got more votes than Obama, but lost the delegate count through careless organization that won’t be repeated. And the crucial role of Iowa there was that it persuaded African-American voters to switch en masse. It’s hard to see that happening this time.

That said, Sanders is tapping into something that moves a lot of Democrats, and which Clinton needs to try for as well. Can she?

Certainly taking a harder line on the corruption of our politics by big money is important — and no, giving some paid speeches doesn’t disqualify her from making that case. (Cue furious attack from the Bernie bros.) Substantively, her financial reform ideas are as tough as his, just different in focus. What is true, though, is that simply by having been in the world of movers and shakers for so long, Clinton can’t project the kind of purity that someone who has been an outsider (even while sitting in the Senate) can manage.

The bigger problem, though, to my mind at least, is the ability to deliver a message of dramatic uplift, the promise that electing your favorite candidate will cause a dramatic change in the world. How do you do that if your reality sense tells you that only incremental progress is possible, at least for now? You probably can’t. (I’m pretty bad at the uplift thing myself). To be blunt, I think Sanders is selling an illusion, but it’s an illusion many people want to believe in, and there’s no easy way to counter that.

In the end, again, Clinton’s tell-it-like-it-is approach will probably be enough to clinch the nomination. And then she’ll be in a very different position, running as the champion of real if limited progress against, well, look at those top three on the other side.

 

Note dopo l’Iowa

Ebbene, nelle mie “Note prima dell’Iowa” avevo definito nel modo giusto le primarie repubblicane:

“io so quello che accadrà dal lato dei repubblicani: qualcuno terrificante arriverà primo e qualcuno terrificante arriverà secondo”.

Fatemi aggiungere che è arrivato qualcuno terrificante anche come terzo. Marco Rubio può sembrare meno radicale di Trump o Cruz, ma le sue sostanziali posizioni politiche sono per una politica estera incredibilmente aggressiva, per un politica fiscale selvaggiamente regressiva, per escludere milioni di persone dalla assicurazione sanitaria e per distruggere l’ambiente. A parte quello, è un moderato.

Sul versante dei democratici, sono stato contento di notare che Nate Cohn [1], che in questo campo è un professionista, giunge alle stesse conclusioni alle quali ero arrivato io nella mia analisi da dilettante: questo risultato dà ancora l’impressione che Hillary Clinton sia favorita per la nomination.

Il punto non è soltanto che ella ha centellinato una vittoria di stretta misura in Iowa, il che è importante principalmente per limitare le interpretazioni catastrofiste che i media erano così ansiosi di esprimere. Il punto è che questa situazione non somiglia affatto a quella del 2008.

La gente tende a dimenticare che (i risultati del) le primarie del 2008 furono sin dall’inizio abbastanza ravvicinati; per la verità la Clinton ottenne più voti di Obama, ma perse nel conteggio dei delegati per effetto di una organizzazione negligente che non si ripeterà. E il ruolo cruciale dello Iowa fu che esso persuase gli elettori afro-americani a cambiare in massa. É difficile ritenere che si stia ripetendo una cosa del genere.

Ciò detto, Sanders sta attingendo a qualcosa che ispira un gran numero di democratici, che anche la Clinton deve cercare di far proprio. Può riuscirci?

Certamente, assumere un orientamento più duro sulla corruzione della nostra politica da parte delle grandi ricchezze è importante – mentre no, farsi pagare alcuni discorsi non la disabilita a sostenere tali argomenti (prendo spunto dal furioso attacco di Bernie Bros [2]).

Sostanzialmente le posizioni sulla riforma finanziaria della Clinton sono dure come quelle di Sanders, soltanto concentrandosi su aspetti diversi. Quello che però è vero è che semplicemente per essere stata nel mondo delle persone attive ed influenti per così tanto, la Clinton non può suscitare quel genere di purezza che qualcuno che è stato un non addetto ai lavori (anche se standosene seduto al Senato) può riuscire a proiettare.

Il problema più grande, però, almeno secondo me, è la capacità di far arrivare un messaggio incredibilmente confortante: la promessa che eleggere il vostro candidato favorito provocherà uno spettacolare cambiamento nel mondo. Come lo fai se il tuo senso di realtà ti dice che è possibile soltanto un progresso graduale, almeno per adesso? Probabilmente non puoi farlo (quanto alla faccenda del confortarsi io sono abbastanza maldestro). Per essere franco, io penso che Sanders stia vendendo una illusione, ma è una illusione alla quale molte persone vogliono credere, e non è facile contrastarla.

Alla fine, lo ripeto, l’approccio della Clinton del dire-le-cose-come-stanno, probabilmente sarà sufficiente per afferrare la nomina. E a quel punto ella sarà in una posizione molto diversa, sarà in gara come la migliore interprete di un progresso reale ancorché limitato, contro, ebbene, guardate quei primi tre dell’altro schieramento.

 

[1] Giornalista che scrive sul NYT come Krugman e che sul tema dei risultati democratici in Iowa ha scritto un post sul suo blog dal titolo “Perché un ‘pareggio virtuale’ in Iowa è più a favore della Clinton che di Sanders”.

[2] Non ho capito bene, ma sembra che Bernie Bros (‘i fratelli di Bernie’) sia un fenomeno che deriva da un social network – ripreso dal giornale Atlantic – e consista in alcuni commenti e spunti sul dibattito elettorale tra i democratici. Forse quei commenti contengono posizioni piuttosto dozzinali sulla Clinton.

 

 

 

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