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I valori progressisti della famiglia, di Paul Krugman (New York Times 26 settembre 2016)

 

Progressive Family Values

Paul Krugman SEPT. 26, 2016

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Here’s what happens every election cycle: pundits demand that politicians offer the country new ideas. Then, if and when a candidate actually does propose innovative policies, the news media pays little attention, chasing scandals or, all too often, fake scandals instead. Remember the extensive coverage last month, when Hillary Clinton laid out an ambitious mental health agenda? Neither do I.

For that matter, even the demand for new ideas is highly questionable, since there are plenty of good old ideas that haven’t been put into effect. Most advanced countries implemented some form of guaranteed health coverage decades if not generations ago. Does this mean that we should dismiss Obamacare as no big deal, since it’s just implementing a tired old agenda? The 20 million Americans who gained health coverage would beg to differ.

Still, there really are some interesting new ideas coming from one of the campaigns, and they arguably tell us a lot about how Mrs. Clinton would govern.

Wait — what about the other side? Aren’t Republicans also offering new ideas? Well, I guess proposing to round up and deport 11 million people counts as a new idea. And Republicans in Congress seem to have moved past their tradition of proposing tax cuts that deliver most of their benefits to the wealthy. Now they are, instead, proposing tax cuts that deliver all of their benefits to the 1 percent — O.K., actually just 99.6 percent, but who’s counting?

Back to Mrs. Clinton: Much of her policy agenda could be characterized as a third Obama term, building on the center-left policies of the past eight years. That would hardly be a trivial matter. For example, independent estimates suggest that her proposed enhancements to the Affordable Care Act would extend health coverage to around 10 million more people, whereas Donald Trump’s proposed repeal of the act would cause around 20 million people to lose coverage.

In addition to defending and extending President Obama’s achievements, however, Mrs. Clinton is pushing a distinctive agenda centered around support for working parents. This isn’t a completely new idea, but the scale of the Clinton proposals is off the charts compared with anything that has gone before. And as I said, this tells us a lot about her priorities.

One piece of that agenda involves 12 weeks of paid family leave to care for new children, help sick relatives, or recover from illness or injury. Oh, and in case you were wondering, Mr. Trump, who has offered his own threadbare version of a maternal leave plan, was pants-on-fire lying when he claimed that his opponent has no such plan. Are you surprised?

Another, even more striking piece involves helping families with young children in several ways, especially through universal preschool and public outlays — subsidies and tax credits — to hold down the cost of child care(the campaign sets a target of no more than 10 percent of income.)

And everything we know, both about Mrs. Clinton’s long-term interests and her current choices of advisers, suggests that family-centered issues are close to her heart. I was personally struck by the campaign’s choice of Heather Boushey, a leading expert on work-life balance issues, as chief economist for the Clinton transition team. That tells me a lot about priorities.

But why should helping working parents be such a priority? It looks to me like an attempt to focus on the problems of the real America — not the white, rural “real America” of right-wing fantasies, but the real, real America in which most of our fellow citizens live. And that America is one in which working parents are the norm, in which stay-at-home mothers are a distinct minority, and in which the problem of how to take care of children while making ends meet is central to many people’s lives.

The numbers are striking: 64 percent of women with children under the age of 6 are in the paid labor force, up from 39 percent in 1975. Most of these working mothers are surely doing so out of economic necessity, and we as a society need to find a way to reconcile this reality with the need to raise our children well.

I suppose a free market purist might question why we need government policies to help deal with this new reality. But we are, after all, talking about the fate of children, who are to some extent a common responsibility. Furthermore, child care economics is in some ways like health economics: for a variety of reasons, mostly coming down to the fact that we’re dealing with people, not things, we can’t trust unregulated markets to deliver a decent outcome.

So anyone who complains that there aren’t big new ideas in this campaign simply isn’t paying attention. One candidate, at least, has ideas that would make a big, positive difference to millions of American families.

 

I valori progressisti della famiglia, di Paul Krugman

New York Times 26 settembre 2016

Ecco cosa accade ad ogni ciclo elettorale: i commentatori chiedono che i politici offrano nuove idee al paese. Poi, se e quando il candidato propone politiche innovative, i media ci prestano poca attenzione, vanno a caccia di scandali, oppure, più spesso, di falsi scandali. Vi ricordate di estesi resoconti quando, il mese scorso, Hillary Clinton espose un ambizioso programma sulla salute mentale? Neanch’io ricordo niente.

È per quella ragione che le richieste di nuove idee sono assai discutibili, dato che c’è una gran quantità di buone vecchie idee che non sono state messe in pratica. I paesi più avanzati hanno realizzato alcune forme di assistenza sanitaria garantita da decenni, se non da generazioni. Significa questo che dovremmo liquidare la riforma sanitaria di Obama come una faccenda secondaria, dal momento che essa sta solo realizzando un vecchio logoro programma? I 20 milioni di americani che hanno conquistato l’assistenza sanitaria la penserebbero diversamente.

Eppure, ci sono effettivamente alcune nuove interessanti idee che provengono da uno dei candidati, e probabilmente ci dicono molto su come la Clinton governerebbe.

Ma un momento – che dire dell’altro schieramento? Non stanno offrendo nuove idee anche i repubblicani? Ebbene, suppongo che proporre di raccogliere e deportare 11 milioni di persone sia considerata una nuova idea. Inoltre, i repubblicani del Congresso sembra si siano spostati dalla loro passata tradizione di proporre sgravi fiscali che indirizzano gran parte dei loro vantaggi verso i ricchi. Adesso, invece, propongono sgravi fiscali che indirizzino tutti i loro vantaggi all’1 per cento dei più ricchi – lo ammetto, soltanto il 99,6 per cento, ma chi li conta?

Tornando alla Clinton: gran parte della sua agenda politica potrebbe essere definita come un terzo ‘termine’ di Obama, edificato sulle politiche di centro sinistra degli otto anni passati. Non sarebbe affatto una faccenda di poco conto. Ad esempio, stime indipendenti indicano che i suoi proposti potenziamenti della Legge sulla Assistenza Sostenibile estenderebbe l’assistenza sanitaria a circa 10 milioni di altre persone, laddove la abrogazione della legge proposta da Donald Trump la farebbe perdere a circa 20 milioni di persone.

Tuttavia, in aggiunta alla difesa ed alla estensione delle realizzazioni di Obama, la Clinton sta spingendo per un distinto programma concentrato sul sostegno ai genitori che lavorano. Non si tratta di una idea completamente nuova, ma la dimensione delle proposte della Clinton è completamente innovativa rispetto ad ogni impostazione precedente. E, come ho detto, questo ci dice molto delle sue priorità.

Una parte di quel programma riguarda 12 settimane d congedi pagati per occuparsi dei nuovi figli, aiutare parenti ammalati, o riprendersi da malattie o ferite. Inoltre, nel caso ve lo stiate chiedendo, Trump, che ha anch’egli offerto la sua logora versione di un programma di congedi materni, ha mentito sfacciatamente sostenendo che la sua oppositrice non aveva programmi del genere. Ma, siete sorpresi?

Un’altra parte persino più impressionante riguarda aiuti molteplici alle famiglie con figli piccoli, in particolare attraverso contributi universali pubblici prescolastici – sussidi e crediti di imposta – per contenere il costo della cura dei figli (la proposta espressa nella campagna elettorale fissa un obbiettivo non superiore al 10 per cento del reddito).

E per tutto quello che conosciamo, sia sugli interessi a più lungo termine della Clinton che sulle sue attuali scelte dei consiglieri, indica che i temi centrati sulla famiglia le stanno a cuore. Io sono rimasto personalmente colpito dalla scelta, nel corso della campagna elettorale, come capo-economista della squadra di transizione della Clinton, di Heather Boushey, una esperta di fama sui temi della armonizzazione della vita lavorativa [1]. Questo mi dice molto sulle sue priorità.

Ma perché aiutare i genitori che lavorano dovrebbe essere una tale priorità? A me sembra un tentativo di concentrarsi sui problemi dell’America vera – non la “vera America” bianca e rurale delle fantasie della destra, ma l’America davvero vera, dove vive la maggioranza dei nostri concittadini. E quella America è qualcosa in cui i genitori che lavorano sono la norma, nella quale le madri che stanno in casa sono una netta minoranza, e nella quale il problema di come prendersi cura dei figli e di far quadrare i conti è centrale per la vita di molte persone.

I numeri sono impressionanti: il 64 per cento delle donne con figli sotto i sei anni fanno parte della forza lavoro retribuita, da un 39 per cento del 1975. La maggioranza di queste madri che lavorano lo fanno certamente per una necessità economica, e noi siamo una società che ha bisogno di trovare un modo per riconciliare questa realtà con il bisogno di allevare bene i nostri figli.

Suppongo che un purista del libero mercato metterebbe in dubbio che si abbia bisogno di politiche pubbliche per contribuire a fare i conti con questa realtà. Ma stiamo parlando, alla fine, del destino dei figli, che in qualche misura è una responsabilità comune. Inoltre, l’economia della cura dei figli è in qualche modo simile all’economia della sanità: per una varietà di ragioni, che in gran parte derivano dal fatto che stiamo parlando di persone, non di oggetti, non possiamo credere che mercati senza regole producano un risultato decente.

Dunque, chiunque si lamenta che non ci sono nuove grandi idee in questa campagna elettorale, semplicemente non sta prestando attenzione. Almeno un candidato ha idee che farebbero una grande differenza positiva per milioni di famiglie americane.

 

 

[1] La Boushey ha scritto un libro importante dal titolo “Trovare il tempo. L’economia dei conflitti nella vita lavorativa”.

 

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