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Debito, sviamento, distrazione (dal blog di Krugman, 22 ottobre 2016)

 

Debt, Diversion, Distraction

OCTOBER 22, 2016 11:35 AM

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There was a time, not long ago, when deficit scolds were actively dangerous — when their huffing and puffing came quite close to stampeding Washington into really bad policies like raising the Medicare age (which wouldn’t even have saved money) and short-term fiscal austerity. At this point their influence doesn’t reach nearly that far. But they continue to play a malign role in our national discourse — because they divert and distract attention from much more deserving problems, depriving crucial issues of political oxygen.

You saw that in the debates: four, count them, four questions about debt from the CRFB, not one about climate change. And you see it again in today’s Times, with Pete Peterson (of course) and Paul Volcker (sigh) lecturing us about the usual stuff.

What’s so bad about this kind of deficit scolding? It’s deeply misleading on two levels: the problem it purports to lay out is far less clearly a major issue than the scolds claim, and the insistence that we need immediate action is just incoherent.

So, about that supposed debt crisis: right now we have a more or less stable ratio of debt to GDP, and no hint of a financing problem. So claims that we are facing something terrible rest on the presumption that the budget situation will worsen dramatically over time. How sure are we about that? Less than you may imagine.

Yes, the population is getting older, which means more spending on Medicare and Social Security. But it’s already 2016, which means that quite a few baby boomers are already drawing on those programs; by 2020 we’ll be about halfway through the demographic transition, and current estimates don’t suggest a big budget problem.

Why, then, do you see projections of a large debt increase? The answer lies not in a known factor — an aging population — but in assumed growth in health care costs and rising interest rates. And the truth is that we don’t know that these are going to happen. In fact, health costs have grown much more slowly since 2010 than previously projected, and interest rates have been much lower. As the chart above shows, taking these favorable surprises into account has already drastically reduced long-run debt projections. These days the long-run outlook looks vastly less scary than people used to imagine.

Still, it’s probably true that something will eventually have to be done to bring spending and revenues in line. But that brings me to the second point: why is this a crucial issue right now?

Are debt scolds demanding that we slash spending and raise taxes right away? Actually, no: the economy is still weak, interest rates still low (meaning that the Fed can’t offset fiscal tightening with easy money), and as a matter of macroeconomic prudence we should probably be running bigger, not smaller deficits in the medium term. So proposals to “deal with” the supposed debt problem always involve long-term cuts in benefits and (reluctantly) increases in taxes. That is, they don’t involve actual policy moves now, or for the next 5-10 years.

So why is it so important to take up the issue right now, with so much else on our plate?

Put it this way: yes, it’s possible that we may at some point in the future have to cut benefits. But deficit scolds talk as if they offer a way to avoid this fate, when in fact their solution to the prospect of future benefit cuts is … to cut future benefits.

If you try really hard, you can argue that locking in policies now for this future adjustment will make the transition smoother. But that is really a second-order issue, hardly deserving to take up a lot of our time. By putting the debt question aside, we are NOT in any material way making the future worse.

And that is a total contrast with climate change, where our failure to act means pouring vast quantities of greenhouse gases into the atmosphere, materially increasing the odds of catastrophe with every year we wait.

So my message to the deficit scolds is this: yes, we may face some hard choices a couple of decades from now. But we might not, and in any case there aren’t any choices that must be made now. Meanwhile, there are genuinely scary things happening as we speak, which we should be taking on but aren’t. And your fear-mongering is distracting us from these real problems. Therefore, I would respectfully request that you people just go away.

 

Debito, sviamento, distrazione

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[1]

Ci fu un tempo, non molto lontano, quando le Cassandre del deficit [2] erano attive e pericolose – il loro fiato sul collo arrivò abbastanza vicino a creare un parapiglia a Washington, nella direzione di politiche davvero negative come elevare l’età dell’ingresso in Medicare (che non avrebbe neppure fatto risparmiare soldi) e una austerità della finanza pubblica nel breve termine. A questo punto la loro influenza non raggiunge neanche lontanamente tali livelli. Eppure continuano a giocare un ruolo malefico nel dibattito nazionale – perché dirottano e distraggono l’attenzione da problemi molto più meritevoli, togliendo ossigeno politico a tematiche cruciali.

L’avete visto nei dibattiti [3]: quattro domande, le ho contate, sul debito da parte del Comitato per un Bilancio Federale Responsabile (CRFB), nessuna sul cambiamento climatico. E lo vedete anche nel Times di oggi, con Pete Peterson (ovviamente) e (purtroppo) Paul Volcker che ci fanno la ramanzina sulle solite cose.

Cosa c’è di così negativo in questo genere di catastrofismo del deficit? Esso, per due aspetti, è profondamente fuorviante: il problema che esso si propone di esporre è un tema molto meno chiaramente importante di quanto quei censori pretendano, e l’insistenza secondo la quale avremmo bisogno di una iniziativa immediata è proprio incoerente.

Dunque, a proposito della presunta crisi del debito: in questo momento abbiamo un rapporto tra debito e PIL più o meno stabile, e non abbiamo cenni di problemi di finanziamento. Dunque, le pretese secondo le quali saremmo dinanzi a una situazione terribile si basano sulla presunzione che la condizione del bilancio peggiorerà in modo drammatico nel corso del tempo. Quanto è certo che avremo quel problema? Meno di quanto potete immaginare.

È vero, la popolazione sta invecchiando, il che comporta maggiore spesa per Medicare e per la Previdenza Sociale. Ma siamo già nel 2016, il che significa che un certo numero di “baby boomer” [4] sono già a carico di quei programmi; con il 2020 saremo già a metà del percorso della transizione demografica, e le stime attuali non indicano un grande problema di bilancio.

Perché, allora, si vedono previsioni di un grande aumento del debito? La risposta non sta in un fattore indiscutibile – una popolazione che invecchia – bensì in una crescita presunta dei costi della assistenza sanitaria e in tassi di interesse in aumento. E la verità è che non sappiamo se queste siano cose destinate ad accadere. Di fatto, i costi sanitari sono cresciuti, a partire dal 2010, molto più lentamente di quello che era stato previsto in precedenza, e i tassi di interesse sono rimasti molto più bassi. Come la tabella sopra dimostra, mettendo nel conto queste favorevoli sorprese si sono già drasticamente ridotte le previsioni sul debito a lungo termine. Al giorno d’oggi, la previsione a lungo termine appare enormemente meno terrificante di quanto la gente sia solita immaginare.

Eppure, è probabile che alla fine qualcosa si dovrà fare per mettere la spesa e le entrate in linea. Ma questo mi porta al secondo punto: perché questa sarebbe una questione fondamentale in questo momento?

Le Cassandre del debito stanno chiedendo che si taglino le spese e si aumentino le tasse sin da subito? A dir la verità, no: l’economia è ancora debole, i tassi di interesse sono ancora bassi (il che significa che la Fed non potrebbe bilanciare una restrizione della finanza pubblica con soldi facili) e dal punto di vista della prudenza macroeconomica dovremmo probabilmente, nel medio termine, gestire deficit di bilancio più grandi, non più piccoli. Dunque le proposte del “fare i conti” con il presunto problema del debito riguardano di norma tagli a lungo termine nei sussidi e (con una certa riluttanza) aumenti delle tasse. Ovvero, esse non riguardano effettive iniziative politiche in questo momento, o per i prossimi 5-10 anni.

Perché dunque è così importante porre quel tema in questo momento, con tante altre cose sul piatto?

Mettiamola in questo modo: sì, è possibile che dovremo in qualche momento del futuro dover tagliare i sussidi. Ma le Cassandre del deficit ne parlano come se offrissero un modo per evitare questo destino, mentre di fatto la loro soluzione alla prospettiva di tagli futuri ai sussidi è …. tagliare i futuri sussidi.

Se proprio fate uno sforzo, potete sostenere che fissando adesso politiche per questa correzione futura renderà la transizione più morbida. Ma si tratta davvero di un a questione di second’ordine, che difficilmente merita di impegnare una grande quantità del nostro tempo. Ma mettendo da parte la questione del debito, noi NON stiamo in alcun modo sostanziale rendendo peggiore il futuro.

E ciò è in totale contrasto con il cambiamento climatico, dove la nostra incapacità di agire comporta il riversare grandi quantità di gas serra nell’atmosfera, aumentando sostanzialmente le probabilità di una catastrofe, per ogni anno di inerzia.

Dunque, il mio messaggio alle Cassandre del deficit è il seguente: sì, potremo fronteggiare scelte difficili tra un paio di decenni. Ma potrebbe anche non succedere, e in ogni caso non c’è alcuna scelta che debba essere assunta oggi. Nel frattempo, ci sono cose effettivamente terribili che accadono nel mentre stiamo parlando, che dovremmo affrontare, ma non lo facciamo. E il vostro seminare paure ci distrae da questi problemi reali. Di conseguenza, vorrei rispettosamente chiedere che semplicemente vi facciate da parte.

 

 

[1] Il titolo della tabella è: “Il tasso del debito previsto per il 2046 è caduta di più della metà”. Il debito è espresso come percentuale del PIL.

CBPP è l’acronimo di “Center on Budget and Policy Priorities”, una agenzia di ricerche che, se non sbaglio, dovrebbe essere abbastanza indipendente. Le previsioni del CBPP indicavano una crescita del debito che, dalla metà del 2010, sarebbe salita, da circa il 50 per cento a oltre il 240 per cento del PIL nel 2046.

[2] Traduco in questo caso “scolds” con “Cassandre”, che mi pare più efficace di “brontoloni, criticoni etc.”, anche perché restituisce meglio l’idea di ‘allarmismo’ implicita in quelle tendenze politiche.

[3] I dibattiti televisivi tra i due candidati alla Presidenza.

[4] Cioè, di componenti della generazione della ‘esplosione’ demografica del dopoguerra, quando ci fu una impennata nelle nascite.

 

 

 

 

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