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Sussidi, lavoro e povertà, (dal blog di Paul Krugman, 14 luglio 2018).

 

July 14, 2018

Benefits, Work, and Poverty

By Paul Krugman

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Back in 2014 Paul Ryan declared that the War on Poverty had failed, so it was time to slash spending on anti-poverty programs. Last week the Trump Council of Economic Advisers declared not only that the War on Poverty has in fact substantially reduced poverty – which is what progressives have been saying all along – but that poverty is “largely over”. (Do these people ever visit the real world?)

And because poverty is over, they say, we should impose lots of work requirements on Medicaid and food stamps, which would have the effect of slashing spending on these programs. Somehow a completely opposite reading of the facts leads to the same policy conclusion. Funny how that works.

But are benefits like Medicaid and food stamps really discouraging a lot of people from working? One way to answer that question is to look at who is receiving benefits without working. The White House analysis claims that many of those non-working adults could work; but I put a lot more trust in the Kaiser Family Foundation, which finds only a small number of potential workers among benefit recipients.

Anyway, another way to answer the question is to look at the international evidence. True, cross-country comparisons aren’t controlled experiments; but given how much Republicans like to talk about the “failing welfare states of Europe,” it might be worth asking whether prime-age adults are, in fact, a lot less likely to work in countries where benefits are far more generous than they are in the United States.

So here’s a chart, using OECD data, that compares in-kind benefits as a percentage of GDP with the employment rate for adults aged 25-54, for a selected group of countries:

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Hmm. Prime-aged Americans are actually less likely to be employed than residents of those failing welfare states. And that’s despite the fact that U.S. macroeconomic policy has been better, and we’re much closer to full employment.

On the other hand, high social expenditures do seem to be associated with low rates of poverty (measured using the international standard of half median income):

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So do anti-poverty programs discourage work, as conservatives incessantly claim? If there is such an effect, it’s small enough to be invisible in the data. One thing anti-poverty programs do seem to do, however, is … reduce poverty.

 

Sussidi, lavoro e povertà. Di Paul Krugman

Nel 2014 Paul Ryan dichiarò che la Guerra sulla Povertà era fallita, dunque era tempo di abbattere la spesa sui programmi contro la povertà. La scorsa settimana il Comitato dei Consiglieri Economici di Trump ha dichiarato che non solo la Guerra sulla Povertà ha di fatto sostanzialmente ridotto la povertà – che è quanto i progressisti dicono da tempo – ma che la povertà è “largamente superata” (questa gente visita mai il mondo reale?)

E poiché la povertà è superata, dicono, dovremmo imporre una gran quantità di obblighi di lavoro su coloro che fruiscono di Medicaid e degli aiuti alimentari, che avrebbero l’effetto di abbattere la spesa su questi programmi. In qualche modo, una lettura completamente opposta dei fatti conduce alla medesima conclusione politica. È buffo come funziona.

Ma i sussidi come Medicaid e gli aiuti alimentari, davvero scoraggiano molte persone dal lavoro? Un modo per rispondere a tale domanda è guardare chi sta ricevendo sussidi senza lavorare. L’analisi della Casa Bianca sostiene che molti di quegli adulti che non lavorano potrebbero lavorare; ma io ho molta più fiducia nella Fondazione della Famiglia Kaiser, che scopre un minimo numero di lavoratori potenziali tra i percettori dei sussidi.

Comunque, un altro modo di rispondere alla domanda è osservare le testimonianze internazionali. È vero, i confronti all’interno del paese non sono esperimenti controllati; ma considerato quanto i repubblicani amano parlare degli “Stati assistenziali falliti dell’Europa”, potrebbe valere la pena di chiedersi se gli adulti nella principale età lavorativa sia, davvero, molto meno probabile che lavorino in paesi nei quali i sussidi sono di gran lunga molto più generosi che negli Stati Uniti.

Dunque ecco un diagramma, utilizzando dati dell’OCSE, che compara sussidi simili come percentuale del PIL con i tassi di occupazione per gli adulti di età tra i 25 e i 54 anni, in un gruppo selezionato di paesi:

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Ma guarda! É in effetti meno probabile che gli americani nella principale età lavorativa siano occupati dei residenti di quegli stati assistenziali prossimi al fallimento. E questo nonostante che la politica economica degli Stati Uniti sia stata migliore, e che noi si sia più vicini alla piena occupazione.

D’altra parte, le elevate spese sociali sembrano davvero essere associate con bassi tassi di povertà (misurati utilizzando il comune procedimento internazionale della metà del reddito mediano):

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[1]

Dunque, i programmi contro la povertà scoraggiano il lavoro, come incessantemente i conservatori sostengono? Se c’è un tale effetto, deve essere talmente piccolo da essere invisibile nei dati. Una cosa che i programmi contro la povertà sembrano fare, tuttavia, è … ridurre la povertà.

 

 

 

 

 

[1] Le due tabelle mostrano il peso in percentuale sul PIL dei sussidi nei vari paesi (linea orizzontale), il rapporto al tasso di occupazione nel periodo lavorativo tra 25 e 54 anni (prima tabella) e il tasso di povertà (seconda tabella). Come si vede, negli Stati Uniti gli effetti sull’occupazione di sussidi minori sono i più modesti, e il tasso di povertà con sussidi minori resta il più elevato.

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