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Il pendio scivoloso della complicità, di Paul Krugman (New York Times 18 agosto 2018)

 

Aug. 18, 2018

The Slippery Slope of Complicity

By Paul Krugman

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When was the last time centrist talking heads declared, “Donald Trump just became president” (because he bombed someone, or something like that)? I think it’s been more than a year. At this point, you have to be a truly fanatical practitioner of bothsidesism not to see that Trump is every bit as terrible a human being, and every bit as much a menace to the republic, as some of us warned when all the cool kids were busy snarking about Clinton’s emails.

The real news of the past few weeks isn’t that Trump is a wannabe Mussolini who can’t even make the trains run on time. It’s the absence of any meaningful pushback from Congressional Republicans. Indeed, not only are they acquiescing in Trump’s corruption, his incitements to violence, and his abuse of power, up to and including using the power of office to punish critics, they’re increasingly vocal in cheering him on.

Make no mistake: if Republicans hold both houses of Congress this November, Trump will go full authoritarian, abusing institutions like the I.R.S., trying to jail opponents and journalists on, er, trumped-up charges, and more — and he’ll do it with full support from his party.

But why? Is Trumpocracy what Republicans always wanted?

Well, it’s probably what some of them always wanted. And some of them are making a coldblooded calculation that the demise of democracy is worth it if it means lower taxes on the rich and freedom to pollute.

But my guess is that most Republican politicians are spineless rather than sinister — or, more accurately, sinister in their spinelessness. They’re not really ideologues so much as careerists, whose instinct is always to go along with the party line. And this instinct has drawn them ever deeper into complicity.

The point is that once you’ve made excuses for and come to the aid of a bad leader, it gets ever harder to say no to the next outrage. Republicans who defended Trump over the Muslim ban, his early attacks on the press, the initial evidence of collusion with Russia, have in effect burned their bridges. It would be deeply embarrassing to admit that the elitist liberals they mocked were right when they were wrong; also, nobody who doesn’t support Trump will ever trust their judgment or patriotism again.

So the path of least resistance is always to sign on for the next stage of degradation. “No evidence of collusion” becomes “collusion is no big deal” becomes “collusion is awesome — and let’s send John Brennan to jail.”

To some extent this is just human weakness in action. But there are some special aspects of the modern GOP that make it especially vulnerable to this kind of slide into leader-worship. The party has long been in the habit of rejecting awkward facts and attributing them to conspiracies: it’s not a big jump from claiming that climate change is a giant hoax perpetrated by the entire scientific community to asserting that Trump is the blameless target of a vast deep state conspiracy.

And modern Republican politicians are, with few exceptions, apparatchiks: they are creatures of a monolithic movement that doesn’t allow dissent but protects the loyal from risk. Even if they should happen to lose a race in their gerrymandered districts, as long as they toed the line they can count on “wing nut welfare” — commentator slots on Fox News, appointments at think tanks, and so on.

Even now, I don’t think most political commentators have grasped how deep the rot goes. I don’t think they understand, or at any rate admit to themselves, that democracy really could die just a few months from now.

And if it doesn’t, if Republicans lose Congress and Trump leaves office on or before January 2021, the same people who kept declaring that Trump just became president will try to go back to pretending that Republican politicians are serious, honorable people who care about policy. But they aren’t.

So remember this moment. We’re seeing, in real time, what the GOP is really made of.

 

Il pendio scivoloso della complicità, di Paul Krugman

New York Times 18 agosto 2018

Quando fu l’ultima volta che i presentatori televisivi annunciarono “Donald Trump è appena diventato Presidente” (perché aveva bombardato qualcuno, o una cosa del genere)? Penso che sia passato più di un anno. A questo punto, dovreste essere fanatici praticanti del “sono tutti uguali” per non vedere che Trump è sia un individuo terribile che una minaccia per la repubblica, come alcuni di noi ammonivano quando questi ragazzi in gamba erano indaffarati a ironizzare sulle mail della Clinton.

La vera notizia delle settimane passate non che Trump è una brutta copia di Mussolini, che neanche riusciva a far arrivare in tempo i treni. È invece l’assenza di ogni significativa reazione da parte dei repubblicani del Congresso. Infatti, non sono soltanto acquiescenti alla corruzione di Trump, ai suoi incitamenti alla violenza, al suo abuso di potere, che comprende l’uso del potere che gli deriva dalla carica per punire i critici, sono sempre più espliciti nel fare il tifo per lui.

Non fate errori: se i repubblicani manterranno il controllo di entrambi i rami del Congresso a novembre, Trump passerà all’autoritarismo aperto, abusando di istituzioni come l’Agenzia delle entrate, cercando di mettere in galera i suoi avversari e i giornalisti, sulla base di accuse, diciamo così, fantasiose, ed altro ancora – e lo farà con il pieno sostegno del suo partito.

Ma perché? Quello che i repubblicani volevano era la trumpcrazia?

Ebbene, è quello che probabilmente volevano alcuni di loro. E alcuni di loro stanno probabilmente facendo un calcolo a mente fredda secondo il quale una scomparsa della democrazia può convenire, se significa tasse più basse per i ricchi e libertà di inquinare.

Ma la mia impressione è che la maggioranza dei politici repubblicani sono, piuttosto che scellerati, privi di spina dorsale – o, più precisamente, sono scellerati nella loro mancanza di spina dorsale. In realtà non sono tanto ideologi quanto carrieristi, il cui istinto procede sempre di pari passo con la linea del partito. E questo istinto li ha sempre attratti più a fondo nella complicità.

Il punto è che una volta che avete trovato giustificazioni e siete andati in aiuto di un pessimo leader, diventa sempre più difficile dire di no al prossimo scandalo. I repubblicani che hanno difeso Trump per la messa al bando dei musulmani, per i suoi primi attacchi alla stampa, per le prime prove della collusione con la Russia, di fatto si sono bruciati i ponti alle spalle. Sarebbe profondamente imbarazzante ammettere che i progressisti elitari che prendevano in giro aveva ragione quando loro avevano torto; inoltre, nessuno che non sostiene Trump avrà mai nuovamente fiducia dei loro giudizi o del loro patriottismo.

Dunque, l’indirizzo della minima resistenza sottoscrive sempre uno stadio successivo del degrado. “Nessuna prova di collusione” diventa “la collusione non è un gran problema”, che diventa “la collusione è fantastica – spedite John Brennan in carcere”.

In qualche misura, questi sono solo aspetti della umana debolezza. Ma ci sono alcune caratteristiche speciali del Partito Repubblicano odierno che lo rendono particolarmente vulnerabile a scivolare nella venerazione del leader. Il partito è stato per lungo tempo nella consuetudine di rigettare i fatti imbarazzanti ed attribuirli a cospirazioni: non è un gran salto passare dalla tesi secondo la quale il cambiamento climatico è una gigantesca bufala ordita dall’intera comunità scientifica, a quella secondo la quale Trump sarebbe l’incolpevole obbiettivo di una vasta cospirazione del “ventre molle” delle istituzioni.

E i politici repubblicani odierni sono, con poche eccezioni, gente di apparato: sono creature di un movimento monolitico che non consente dissensi ma protegge la fedeltà dai rischi. Persino se dovesse accadere di perdere una competizione nei loro distretti elettorali truccati, finché rigano diritti possono contare sulla “assistenza” di cui beneficiano i politici della destra – avere a disposizione posti di commentatore su Fox News, nomine presso gruppi di ricerca, e così via.

Ancora oggi, io non penso che la maggioranza dei commentatori politici abbiano afferrato quanto marcio ci sia nel profondo. Non hanno compreso, o comunque non lo ammettono a sé stessi, che la democrazia potrebbe soccombere solo in pochi mesi.

E se non avverrà, se i repubblicani perderanno il controllo del Congresso e Trump lascerà la sua carica con il gennaio del 2021 o prima, le stesse persone che hanno continuato a sostenere che Trump aveva appena cominciato a comportarsi come un Presidente cercheranno di tornare fingere che i politici repubblicani siano persone serie, persone che si occupano con onore di politica. Ma non lo sono.

Dunque, tenete a mente questo momento. Stiamo osservando, in tempo reale, di che pasta è fatto il Partito Repubblicano.

 

 

 

 

 

 

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