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Il viaggio di morte degli Stati repubblicani dell’America, di Paul Krugman (New York Times, 2 dicembre 2019)

 

Dec. 2, 2019

America’s Red State Death Trip

By Paul Krugman

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“E pluribus unum” — out of many, one — is one of America’s traditional mottos. And you might think it would be reflected in reality. We aren’t, after all, just united politically. We share a common language; the unrestricted movement of goods, services and people is guaranteed by the Constitution. Shouldn’t this lead to convergence in the way we live and think?

In fact, however, the past few decades have been marked by growing divergence among regions along several dimensions, all closely correlated. In particular, the political divide is also, increasingly, an economic divide. As The Times’s Tom Edsall put it in a recent article, “red and blue voters live in different economies.”

What Edsall didn’t point out is that red and blue voters don’t just live differently, they also die differently.

About the living part: Democratic-leaning areas used to look similar to Republican-leaning areas in terms of productivity, income and education. But they have been rapidly diverging, with blue areas getting more productive, richer and better educated. In the close presidential election of 2000, counties that supported Al Gore over George W. Bush accounted for only a little over half the nation’s economic output. In the close election of 2016, counties that supported Hillary Clinton accounted for 64 percent of output, almost twice the share of Trump country.

The thing is, the red-blue divide isn’t just about money. It’s also, increasingly, a matter of life and death.

Back in the Bush years I used to encounter people who insisted that the United States had the world’s longest life expectancy. They hadn’t looked at the data, they just assumed that America was No. 1 on everything. Even then it wasn’t true: U.S. life expectancy has been below that of other advanced countries for a long time.

The death gap has, however, widened considerably in recent years as a result of increased mortality among working-age Americans. This rise in mortality has, in turn, been largely a result of rising “deaths of despair”: drug overdoses, suicides and alcohol. And the rise in these deaths has led to declining overall life expectancy for the past few years.

What I haven’t seen emphasized is the divergence in life expectancy within the United States and its close correlation with political orientation. True, a recent Times article on the phenomenon noted that life expectancy in coastal metropolitan areas is still rising about as fast as life expectancy in other advanced countries. But the regional divide goes deeper than that.

A 2018 article in The Journal of the American Medical Association looked at changes in health and life expectancy in U.S. states between 1990 and 2016. The divergence among states is striking. And as I said, it’s closely correlated with political orientation.

I looked at states that voted for Donald Trump versus states that voted for Clinton in 2016, and calculated average life expectancy weighted by their 2016 population. In 1990, today’s red and blue states had almost the same life expectancy. Since then, however, life expectancy in Clinton states has risen more or less in line with other advanced countries, compared with almost no gain in Trump country. At this point, blue-state residents can expect to live more than four years longer than their red-state counterparts.

Is this all about deaths of despair in the eastern heartland? No. Consider our four most populous states. In 1990, Texas and Florida had higher life expectancy than New York and almost matched California; today, they’re far behind.

What explains the divergence? Public policy certainly plays some role, especially in recent years, as blue states expanded Medicaid and drastically reduced the number of uninsured, while most red states didn’t. The growing gap in educational levels has also surely played a role: Better-educated people tend to be healthier than the less educated.

Beyond that, there has been a striking divergence in behavior and lifestyle that must be affecting mortality. For example, the prevalence of obesity has soared all across America since 1990, but obesity rates are significantly higher in red states.

One thing that’s clear, however, is that the facts are utterly inconsistent with the conservative diagnosis of what ails America.

Conservative figures like William Barr, the attorney general, look at rising mortality in America and attribute it to the collapse of traditional values — a collapse they attribute, in turn, to the evil machinations of “militant secularists.” The secularist assault on traditional values, Barr claims, lies behind “soaring suicide rates,” rising violence and “a deadly drug epidemic.”

But European nations, which are far more secularist than we are, haven’t seen a comparable rise in deaths of despair and an American-style decline in life expectancy. And even within America these evils are concentrated in states that voted for Trump, and have largely bypassed the more secular blue states.

So something bad is definitely happening to American society. But the conservative diagnosis of that problem is wrong — dead wrong.

 

Il viaggio di morte degli Stati repubblicani dell’America,

di Paul Krugman

 

“E pluribus unum” – da molti, uno – è uno dei motti tradizionali dell’America. E si poteva pensare che si sarebbe riflesso nella realtà. In fin dei conti, non siamo proprio uniti politicamente. Abbiamo una lingua comune; l’illimitato movimento dei beni, dei servizi e delle persone è garantito dalla Costituzione. Tutto questo non dovrebbe portare ad una convergenza dei modi nei quali viviamo e ragioniamo?

Di fatto, tuttavia, i decenni passati sono stati segnati ad una crescente divergenza tra le regioni su vari aspetti, tutti strettamente correlati. In particolare, il divario politico è anche, sempre di più, un divario economico. Come Tom Edsall del Times ha scritto in un recente articolo: “gli elettori repubblicani e democratici vivono in economie differenti”.

Quello che Edsall non ha messo in evidenza è che elettori repubblicani e democratici non soltanto vivono diversamente, muoiono anche diversamente.

Per quanto riguarda l’aspetto del vivere: le aree di orientamento democratico di solito sembravano simili alle aree di orientamento repubblicano in termini di produttività, reddito e istruzione. Ma sono venute rapidamente divergendo, con le aree democratiche che diventano più produttive, più ricche e più istruite. Nelle vicine elezioni presidenziali del 2000, le contee che sostennero Al Gore su George W. Bush pesavano soltanto un po’ più della metà sul prodotto economico nazionale. Nelle recenti elezioni del 2016, le contee che sostenevano Hillary Clinton realizzavano il 64 per cento della produzione, quasi il doppio della quota del paese favorevole a Trump.

Il punto è che il divario tra repubblicani e democratici non riguarda solo i soldi. È sempre di più una faccenda di vita e di morte.

Al tempo degli anni di Bush mi capitava di incontrare persone che erano convinte che gli Stati Uniti avessero l’aspettativa di vita più alta al mondo. Non avevano guardato i dati, semplicemente assumevano che l’America fosse al primo posto su tutto. Anche allora non era vero: l’aspettativa di vita negli Stati Uniti è stata per lungo tempo al di sotto di quella di altri paesi avanzati.

Il divario di mortalità, tuttavia, si è allargato considerevolmente negli anni recenti come risultato di una aumentata mortalità tra gli americani in età lavorativa. Questa crescita della mortalità è stata, a sua volta, in buona misura un risultato delle crescenti “morti per disperazione”: overdosi di droghe [1], suicidi ed alcol. E l’aumento di queste morti ha portato al declino complessivo delle aspettative di vita nei pochi anni passati.

Quello che non ho visto mettere in rilievo è la divergenza nell’aspettativa di vita all’interno degli Stati Uniti e la sua stretta correlazione con gli orientamenti politici. È vero, un recente articolo sul Times sul fenomeno ha notato che l’aspettativa di vita nelle aree metropolitane costiere sta ancora crescendo all’incirca altrettanto velocemente dell’aspettativa di vita negli altri paesi avanzati. Ma il divario regionale va più al profondo di ciò.

Un articolo del 2018 sulla Rivista della Associazione Medica Americana ha osservato i cambiamenti nella salute e nell’aspettativa di vita negli Stati americani tra il 1990 e il 2016. La differenza tra gli Stati è impressionante. E come ho detto è strettamente collegata con gli orientamenti politici.

Ho osservato gli Stati che hanno votato per Donald Trump a confronto con gli Stati che hanno votato per la Clinton nel 2016, ed ho calcolato l’aspettativa di vita media in rapporto alla loro popolazione nel 2016. Nel 1990, gli Stati oggi repubblicani e democratici avevano quasi la stessa aspettativa di vita. Da allora, tuttavia, l’aspettativa di vita degli Stati che votarono per la Clinton è cresciuta più o meno in linea con gli altri paesi avanzati, di contro a quasi nessun incremento negli Stati che votarono per Trump. A questo punto, i residenti negli Stati di orientamento democratico possono aspettarsi di vivere più di quattro anni più a lungo degli Stati repubblicani loro omologhi.

Questo riguarda le morti per disperazione nel cuore orientale del paese? No. Si considerino i nostri quattro Stati più popolosi. Nel 1990, il Texas e la Florida avevano una aspettativa di vita superiore che New York e quasi eguagliavano la California; oggi sono molto indietro.

Cosa spiega questa divergenza? La politica pubblica certamente gioca un qualche ruolo, specialmente negli anni recenti, quando gli Stati democratici hanno ampliato Medicaid e ridotto drasticamente il numero dei non assicurati, mentre gli Stati repubblicani non l’hanno fatto. Il crescente divario nei livelli di istruzione sicuramente ha giocato anch’esso un ruolo: popolazioni più istruite tendono ad essere più in salute di quelle meno istruite.

Oltre a ciò, c’è stata una impressionante divergenza nei comportamenti e nello stile di vita che può stare influenzando la mortalità. Ad esempio, la prevalenza dell’obesità è schizzata in alto in tutta l’America dal 1990, ma i tassi di obesità sono significativamente più elevati negli Stati repubblicani.

Una cosa che è chiara, tuttavia, è che i fatti sono completamente in contrasto con la diagnosi dei conservatori su cosa affligge l’America.

Presonalità conservatrici come William Barr, il Procuratore Generale, osservano la crescente mortalità in America e la attribuiscono al collasso dei valori tradizionali – un collasso che, a sua volta, essi attribuiscono alle macchinazioni malvagie dei “militanti secolaristi”. L’assalto secolarista ai valori tradizionali, sostiene Barr, è dietro “i tassi di suicidio che si impennano”, la violenza crescente e una “epidemia mortale di droghe”.

Ma le nazioni europee, che sono molto più secolariste di noi, non hanno visto una paragonabile crescita delle morti per disperazione e un declino del genere americano nell’aspettativa di vita. E persino all’interno dell’America questi mali sono concentrati in Stati che hanno votato per Trump, ed hanno in gran parte ignorato gli Stati che votano democratico più secolaristi.

Dunque sta certamente accadendo qualcosa alla società americana. Ma la diagnosi del problema da parte dei conservatori è sbagliata – fatalmente sbagliata.

 

 

 

 

 

 

 

[1] Nel linguaggio medico internazionale le drug overdoses vengono indifferentemente considerate un fenomeno ralativo alla assunzione di sostenza stupefacenti o di alcune categorie di farmaci., come gli oppioidi e i sedativi. In questo caso suppongo che ci si riferisca ad entrambe le possibilità, probabilmente con un peso maggiore degli abusi di farmaci.

 

 

 

 

 

 

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