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Greta e i truffatori avidi, di Paul Krugman (di Paul Krugman, 27 gennaio 2020)

 

Jan 27, 2020

Greta Versus the Greedy Grifters

By Paul Krugman

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I’ve never been a fan of Davos, that annual gathering of the rich and fatuous. One virtue of the pageant of preening and self-importance, however, is that it brings out the worst in some people, leading them to say things that reveal their vileness for all to see.

And so it was for Steven Mnuchin, Donald Trump’s Treasury secretary. First, Mnuchin doubled down on his claim that the 2017 tax cut will pay for itself — just days after his own department confirmed that the budget deficit in 2019 was more than $1 trillion, 75 percent higher than it was in 2016.

Then he sneered at Greta Thunberg, the young climate activist, suggesting that she go study economics before calling for an end to investment in fossil fuels.

Well, unearned arrogance is a Trump administration hallmark — witness Mike Pompeo, the secretary of state, claiming that a respected national security reporter couldn’t find Ukraine on a map. So it may not surprise you to learn that Mnuchin was talking nonsense and that Thunberg almost certainly has it right.

And burning fossil fuels is a huge source of environmental damage, not just from climate change but also from local air pollution, which is a major health hazard we don’t do nearly enough to limit.

The International Monetary Fund makes regular estimates of worldwide subsidies to fossil fuels — subsidies that partly take the form of tax breaks and outright cash grants, but mainly involve not holding the industry accountable for the indirect costs it imposes. In 2017 it put these subsidies at$5.2 trillion; yes, that’s trillion with a “T.” For the U.S., the subsidies amounted to $649 billion, which is about $3 million for every worker employed in the extraction of coal, oil and gas.

Without these subsidies, it’s hard to imagine that anyone would still be investing in fossil fuels.

But maybe Mnuchin thinks that the I.M.F. should also take some courses in economics — along with the thousands of economists, including every living former Federal Reserve chair, dozens of Nobel laureates, and chief economists from both Democratic and Republican administrations, who signed an open letter calling for taxes on emissions of greenhouse gases.

In short, Greta Thunberg may be only 17, but her views are much closer to the consensus of the economics profession than those of the guy clinging to the zombie idea that tax cuts pay for themselves.

But could the economics consensus be wrong? Yes, but probably because it isn’t hard enough on fossil fuels.

On one side, a number of experts argue that standard models underestimate the risks of climate change, both because they don’t account for its disruptive effects and because they don’t put enough weight on the possibility of total catastrophe.

On the other side, estimates of the cost of reducing emissions tend to understate the role of innovation. Even modest incentives for expanded use of renewable energy led to a spectacular fall in prices over the past decade.

I still often find people — both right-wingers and climate activists — asserting that sharply reducing emissions would require a big decline in G.D.P. Everything we know, however, says that this is wrong, that we can decarbonize while continuing to achieve robust growth.

Given all this, however, why are people like Mnuchin and his boss Trump so adamantly pro-fossil fuel and anti-environmentalist?

Part of the answer, I believe, is that conservatives don’t want to admit that government action is ever justified. Once you concede that the government can do good by protecting the environment, people might start thinking that it can guarantee affordable health care, too.

The bigger issue, however, is sheer greed.

Given the scale of subsidies we give to fossil fuels, the industry as a whole should be regarded as a gigantic grift. It makes money by ripping off everyone else, to some extent through direct taxpayer subsidies, to a greater extent by shunting the true costs of its operations off onto innocent bystanders.

And let’s be clear: Many of those “costs” take the form of sickness and death, because that’s what local air pollution causes. Other costs take the form of “natural” disasters like the burning of Australia, which increasingly bear the signature of climate change.

In a sane world we’d be trying to shut this grift down. But the grifters — which overwhelmingly means corporations and investors, since little of that $3-million-per-worker subsidy trickles down to the workers themselves — have bought themselves a lot of political influence.

And so people like Mnuchin claim not to see anything wrong with industries whose profits depend almost entirely on hurting people. Maybe he should take a course in economics — and another one in ethics.

 

Greta e i truffatori avidi,

di Paul Krugman

 

Non sono mai stato un fan di Davos, quel raduno annuale di individui ricchi e fatui. Tuttavia, un valore dello spettacolo del pavoneggiarsi con supponenza è che esso in alcune persone tira fuori il peggio, le induce a dire cose che rivelano la loro meschinità in modi visibili per tutti.

Così è stato nel caso di Steven Mnuchin, il Segretario al Tesoro di Donald Trump. Anzitutto, Mnuchin ha fatto il bis sulla sua pretesa che i tagli alle tasse del 2017 si ripagheranno da soli – proprio pochi giorni dopo che il suo stesso Dipartimento confermava che il deficit del bilancio del 2019 aveva superato i mille miliardi di dollari, il 75 per cento superiore a quello che era stato nel 2016.

Poi ha schernito Greta Thunberg, la giovane attivista sul clima, suggerendole di andare a studiare economia prima di pronunciarsi a favore di una fine degli investimenti nei combustibili fossili.

Ebbene, la sproporzionata arroganza è un marchio della Amministrazione Trump – lo testimonia Mike Pompeo, il Segretario di Stato, che sostiene che un rispettato commentatore di sicurezza nazionale non riuscirebbe a trovare l’Ucraina su una mappa.  Dunque, può non sorprendervi apprendere che Mnuchin stava dicendo una scemenza e che la Thunberg quasi certamente ha ragione.

E che i combustibili fossili sono una enorme fonte di danno ambientale, non solo per il cambiamento climatico ma anche per l’inquinamento locale dell’aria, che costituisce un pericolo per la salute che non facciamo neanche lontanamente abbastanza per limitare.

Il Fondo Monetario Internazionale stima regolarmente i sussidi ai combustibili fossili in tutto il mondo – sussidi che in parte prendono la forma di sgravi fiscali e di diretti finanziamenti in contanti, ma principalmente riguardano il non considerare l’industria responsabile per i costi indiretti che provoca. Nel 2017, esso ha fissato questi sussidi attorno a 5.200 miliardi di dollari; proprio così, migliaia di miliardi. Per gli Stati Uniti i sussidi ammontano a 649 miliardi di dollari, che significa circa 3 milioni di dollari per ogni lavoratore occupato nella estrazione di carbone, petrolio e gas naturale.

Senza questi sussidi, sarebbe difficile immaginare qualcuno ancora disponibile ad investire nei combustibili fossili.

Ma forse Mnuchin pensa che il FMI dovrebbe anch’esso frequentare alcuni corsi di economia –assieme alle migliaia di economisti, compresi tutti i passati Presidenti ancora in vita della Federal Reserve, dozzine di Premi Nobel, e capi economisti di Amministrazioni sia democratiche che repubblicane, che hanno firmato una lettera aperta che si pronuncia per tasse sulle emissioni dei gas serra.

In breve, Greta Thunberg può essere solo diciassettenne, ma le sue opinioni sono molto più vicine alla unanimità della professione economica che quegli individui che si aggrappano all’idea zombi che i tagli alle tasse si ripaghino da soli.

Ma non potrebbe il consenso degli economisti essere sbagliato? Sì, ma probabilmente perché non è severo abbastanza sui combustibili fossili.

Da una parte, un certo numero di esperti sostiene che i modelli standard sottovalutino i rischi di cambiamento climatico, sia perché non tengono conto dei suoi effetti dirompenti, sia perché non pongono sufficiente accento sulla possibilità di una catastrofe totale.

Dall’altra parte, le stime sul costo della riduzione delle emissioni tendono a sottovalutare il ruolo dell’innovazione. Anche modesti incentivi per un utilizzo maggiore delle fonti rinnovabili, nel passato decennio, hanno portato ad una spettacolare caduta dei prezzi.

Trovo spesso persone – sia della destra radicale che attivisti del clima – che sostengono che una brusca riduzione delle emissioni provocherebbe un rapido declino del PIL. Tutto ciò che sappiamo, tuttavia, ci dice che questo è sbagliato, che possiamo decarbonizzare e contemporaneamente continuare ad avere una crescita solida,

Considerato tutto questo, tuttavia, perché ci sono individui come Mnuchin e il suo capo Trump così cocciutamente favorevoli ai combustibili fossili e anti-ambientalisti?

Credo che in parte la risposta sia che i conservatori non vogliono ammettere che l’iniziativa del Governo sia mai giustificata. Una volta che si concede che il Governo può fare del bene proteggendo l’ambiente, le persone potrebbero cominciare a pensare che potrebbe anche garantire una assistenza sanitaria sostenibile.

La questione maggiore, tuttavia, è l’avidità nuda e cruda.

Data la dimensione dei sussidi che diamo ai combustibili fossili, l’industria nel suo complesso dovrebbe essere considerata come una truffa gigantesca. Essa fa soldi fregando tutti gli altri, in qualche misura attraverso i diretti sussidi dei contribuenti, in misura maggiore spostando i costi reali delle sue operazioni su spettatori innocenti.

E si deve essere chiari: molti di quei “costi” prendono la forma di malattie e di morti, perché questo è quello che provoca l’inquinamento locale dell’aria. Altri costi prendono la forma di disastri “naturali” come la messa a fuoco dell’Australia, che sempre più mostra i tratti distintivi del cambiamento climatico.

In un mondo sano si starebbe cercando di far cessare questa truffa. Ma i truffatori – il che significa in modo schiacciante le società e gli investitori, dato che pochi di quei 3 milioni di dollari di sussidio per lavoratore scendono a cascata sui lavoratori medesimi – si sono comprati una gran quantità di influenza politica.

E dunque persone come Mnuchin sostengono di non vedere niente di sbagliato in industrie i cui profitti dipendono quasi interamente sul danneggiare la gente. Forse dovrebbe intraprendere un corso di studio in economia – e anche un altro in etica.

 

 

 

 

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