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Il cinismo repubblicano può far guadagnare a Trump la rielezione, di Paul Krugman (New York Times, 24 febbraio 2020)

 

Feb 24, 2020

Republican Cynicism May Win Trump Re-election

By Paul Krugman

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It may have slipped by you, but last week Donald Trump suggested that he may be about to give U.S. farmers — who have yet to see any benefits from his much-touted trade deal with China — another round of government aid. This would be on top of the billions in farm aid that Trump has already delivered, costing taxpayers several times as much as Barack Obama’s auto bailout — a bailout Republicans fiercely denounced as “welfare” and “crony capitalism” at the time.

If this sounds to you like a double standard — Democratic bailouts bad, Republican bailouts good — that’s because it is. But it should be seen as part of a broader pattern of breathtaking fiscal hypocrisy, in which the G.O.P. went from insisting that federal debt posed an existential threat under Obama to complete indifference to budget deficits under Trump. This 180-degree turn is, as far as I can tell, the most cynical policy reversal of modern times.

And this cynicism may win Trump the election.

If Trump does win, there will be many recriminations among Democrats, especially about the vanity candidates who continue to fragment the field despite having no realistic chance of becoming the nominee. But while these recriminations will have much truth to them, the biggest factor working in Trump’s favor is a strong economy — not as strong as he claims, but good enough to provide a significant political lift (unless growth is derailed by the coronavirus).

And what’s driving the U.S. economy now is the very deficit spending Republicans pretended to be horrified by during the Obama years.

Trump likes to bad-mouth the Obama economy. In reality, from 2010 onward, America experienced steady growth in both G.D.P. and employment — and there was no upward break in the trend after 2016. But recovery from the 2007-9 recession could and should have been faster.

What slowed recovery? Unprecedented fiscal austerity. In particular, government spending grew far more slowly during the Obama recovery than it did under either George W. Bush or Ronald Reagan.

Does fiscal austerity hurt growth? Yes. We’ve seen this fact demonstrated again and again over the past decade, most recently in Japan, where an ill-advised effort by Prime Minister Shinzo Abe to reduce the budget deficit sent the economy plunging at a 6 percent annual rate. And the austerity of the Obama years definitely slowed recovery; without those spending cuts, unemployment might well have fallen to 4 percent as early as 2014.

So who was responsible for all this austerity? The answer, overwhelmingly, is Republicans in Congress. Remember, they threatened to create a financial crisis by refusing to raise the debt limit unless Obama cut spending.

Again, they insisted that austerity was essential because government debt was an enormous threat to America. But they lost all interest in deficits as soon as one of their own occupied the White House. Trump inherited a $600 billion deficit; he’s blown that up to $1 trillion — and hardly a single Republican in Congress has expressed dismay.

How much have Trump’s deficits boosted the economy? Well, they’re poorly designed stimulus; the biggest item was tax cuts for corporations, which corporations used to buy back stock rather than to expand their businesses or raise wages. But while the Trump stimulus probably didn’t deliver much bang per buck, it involved a heck of a lot of bucks.

And Trump’s economy also gets a lift from the fact that Republicans have ended the de facto economic sabotage that prevailed throughout the Obama years.

Incidentally, the experience of the past three years also refutes two of the main arguments used to justify the disastrous turn to austerity after the financial crisis — claims that deficits would hurt confidence and lead to a sharp rise in interest rates. None of this has happened.

So how can Democrats run against Republican fiscal hypocrisy? Not by warning about the dangers of deficits — that’s both wrong on the substance and politically ineffective, because nobody cares.

They might do better by pointing out that while Trump has rushed to cut taxes for corporations and the wealthy, he has been shortchanging the future. Ignoring his campaign promises, he has done nothing to raise much-needed spending on infrastructure. And despite its obvious indifference to budget deficits, his administration seems determined to deprive children of the adequate health care and nutrition they will need to become productive adults.

And there’s an important lesson for Democrats going beyond this election — namely, how to deal with what I’ve called the Very Serious People, centrists who spent years insisting that government debt was the most important issue of our time (and also believing, or pretending to believe, that Republicans were sincere in their supposed concern about debt).

The V.S.P.s have gone oddly silent under Trump — funny how that works — but they’ll surely be back if Democrats retake the White House. But they have no idea what they’re talking about, and never did. If and when they re-emerge, Democrats should ignore them.

 

Il cinismo repubblicano può far guadagnare a Trump la rielezione,

di Paul Krugman

 

Vi può essere sfuggito, ma la scorsa settimana Donald Trump ha alluso al fatto che starebbe per dare agli agricoltori statunitensi – che devono ancora trovare qualche vantaggio dal molto strombazzato accordo commerciale con la Cina – un’altra serie di aiuti governativi. Questo si aggiungerebbe ai miliardi di aiuti all’agricoltura che Trump ha già stanziato, che costano ai contribuenti varie volte tanto il salvataggio dell’industria dell’auto di Barack Obama – un salvataggio che i repubblicani denunciarono ferocemente a quel tempo, come “assistenza” e “capitalismo clientelare”.

Se vi sembrassero due pesi e due misure – i salvataggi democratici cattivi e quelli repubblicani buoni – è perché sono tali. Ma ciò dovrebbe essere considerato come una componente di uno schema più generale di una ipocrisia stupefacente in materia di finanza pubblica, per la quale il Partito Repubblicano è transitato dal dall’affermare ripetutamente che il debito federale costituiva una minaccia fatale con Obama alla completa indifferenza ai deficit di bilancio con Trump. Questa svolta di 180 gradi è, per quanto posso raccontare, la più cinica inversione politica dei tempi moderni.

E questo cinismo può far vincere a Trump le elezioni.

Se Trump vincesse, ci saranno tra i democratici molte recriminazioni, specialmente a proposito della vanagloria dei candidati che continuano a frammentare il campo nonostante non abbiano alcuna possibilità di essere nominati. Ma mentre queste recriminazioni sarebbero nei loro confronti ben fondate, il fattore maggiore che sta lavorando a favore di Trump è un’economia forte – non così forte come lui pretende, ma buona abbastanza da fornirgli un significativo sollievo politico (a meno che la crescita non deragli per effetto del coronavirus).

E quello che sta adesso guidando l’economia statunitense è proprio la spesa in deficit che i repubblicani fingevano li terrorizzasse durante gli anni di Obama.

Trump ama parlar male dell’economia di Obama. In realtà, dal 2010 in poi, l’America conobbe una crescita regolare sia nel PIL che nell’occupazione – e non c’è stato alcuno scarto al rialzo della tendenza dopo il 2016. Ma la ripresa dalla recessione del 2007-9 avrebbe potuto e dovuto essere più veloce.

Perché la ripresa rallentò? Per una austerità della finanza pubblica senza precedenti. In particolare, la spesa pubblica crebbe molto più lentamente durante la ripresa di Obama che sotto sia George W. Bush che Ronald Reagan.

L’austerità della finanza pubblica danneggia la crescita? Sì. Lo abbiamo constatato ripetute volte nel corso del passato decennio, più recentemente in Giappone, dove uno sforzo malaccorto del Primo Ministro Shinzo Abe di ridurre il deficit di bilancio ha spedito l’economia ad un crollo del 6 per cento del tasso annuale. E l’austerità degli anni di Obama rallentò sicuramente la ripresa; senza quei tagli alla spesa, la disoccupazione poteva essere scesa sin dal 2014 al 4 per cento.

Chi furono dunque i responsabili di questa austerità? La risposta, indiscutibilmente, è i repubblicani del Congresso. Ricordate, minacciarono di provocare una crisi finanziaria rifiutandosi di elevare il tetto del debito se Obama non avesse tagliato la spesa.

Ancora, ribadirono in continuazione che l’austerità era essenziale perché il debito pubblico era una enorme minaccia per l’America. Ma persero tutto l’interesse sui deficit una volta che uno di loro occupò la Casa Bianca. Trump ereditò un deficit di 600 miliardi di dollari; l’ha fatto esplodere sino a mille miliardi di dollari – e si troverebbe a fatica un solo repubblicano nel Congresso che abbia espresso disappunto.

Quanto hanno incoraggiato l’economia i deficit di Trump? Ebbene, essi sono stati uno stimolo proprio mal concepito; la voce principale sono stati i tagli fiscali alle società, che le società hanno utilizzato per ricomprarsi le proprie azioni piuttosto che per espandere i loro affari o alzare i salari. Ma mentre lo stimolo di Trump probabilmente non ha generato un grande affare, ha riguardato una quantità dannatamente elevata di portafogli.

E l’economia di Trump ha anche ottenuto sollievo dal fatto che i repubblicani hanno interrotto il sabotaggio di fatto dell’economia che era prevalso durante gli anni di Obama.

Per inciso, l’esperienza dei tre anni passati smentisce anche due dei principali argomenti usati per giustificare il disastroso passaggio all’austerità dopo la crisi finanziaria – gli argomenti secondo i quali i deficit avrebbero danneggiato la fiducia e portato ad una brusca crescita dei tassi di interesse. Non è accaduto niente del genere.

Come possono dunque i democratici fare la loro battaglia contro l’ipocrisia repubblicana in materia di finanza pubblica? Non ammonendo sui pericoli dei deficit – che è sia sbagliato nella sostanza che inefficace politicamente, dato che nessuno se ne cura.

Dovrebbero meglio mettere in evidenza che mentre Trump si è precipitato a tagliare le tasse per le società ed i ricchi, egli ha svenduto il futuro. Ignorando le sue promesse elettorali, non ha fatto niente per aumentare la spesa molto necessaria sulle infrastrutture. E nonostante la sua evidente indifferenza ai deficit di bilancio, la sua Amministrazione sembra determinata a privare l’infanzia di una adeguata assistenza sanitaria e alimentazione, delle quali i bambini hanno bisogno per diventare adulti produttivi.

E c’è una importante lezione per i democratici, che va oltre queste elezioni – è quella precisamente di come trattiamo quelle che definivo le Persone Molto Serie [1], i centristi che hanno speso anni a ribadire che il debito pubblico era la questione più importante del nostro tempo (ed anche a credere, o a fingere di credere, che i repubblicani fossero sinceri nella loro presunta preoccupazione per il debito).

Le Persone Molto Serie sono diventate curiosamente molto silenziose sotto Trump, ma certamente torneranno a manifestarsi se i democratici riconquistano la Casa Bianca (è buffo come tutto questo funzioni). Ma non hanno idea di cosa stiano parlando, né l’hanno mai avuta. Se e quando riemergeranno, i democratici dovrebbero ignorarli.

 

 

 

 

 

 

[1] Vedi sulle note della traduzione. Negli anni successivi alla crisi finanziaria, era l’espressione preferita di Krugman.

 

 

 

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