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I repubblicani non vogliono salvare i posti di lavoro, di Paul Krugman (New York Times, 13 aprile 2020)

 

April 13, 2020

Republicans Don’t Want to Save Jobs

By Paul Krugman

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Recent job losses have been nothing short of apocalyptic. Almost 17 million workers — more than 10 percent of the work force — filed for unemployment benefits over the course of just three weeks. Independent economists suggest that the unemployment rate may already be close to 20 percent, which is similar to its level in the depths of the Great Depression.

So how are the Trump administration and its allies responding to this Covid-19-generated jobs crisis? Are they taking it seriously? Or are they doing what they did as the pandemic spread — dithering and refusing to take necessary action out of some combination of wishful thinking and political pettiness?

You can probably guess the answer.

By all accounts, Donald Trump, who insisted until very late in the game that the coronavirus wouldn’t be a problem, is now obsessed with the idea of reopening the economy in a few weeks — a move epidemiologists say would be disastrous. At the same time, he’s balking at taking action to help America cope with the extended shutdown we actually need.

Thus, the Trump administration has flatly ruled out any bailout for the U.S. Postal Service, which is in financial crisis. Aside from being an essential part of our nation’s life — even more than usual in these times, when mail deliveries have become an essential lifeline to families sheltering at home — the post office employs 600,000 workers. But apparently those workers don’t count.

Of course, Trump is famously hostile to the post office, because he believes (wrongly) that it subsidizes Amazon, whose founder, Jeff Bezos, owns The Washington Post.

More broadly, further relief from the economic impacts of Covid-19 is stalled in the Senate because Republicans, with White House backing, refuse to include aid to hospitals and state governments.

Hospitals obviously play a vital role in dealing with the pandemic; but they also employ more than five million people — and they’re facing financial crisis thanks to the pandemic. State and local governments, which in general are required to balance their budgets, have seen revenues plunge and expenses rise — and they employ almost 20 million people, a majority of them in education. But again, apparently those jobs don’t count.

Actually, many conservatives probably believe that public-sector workers, many of them represented by unions, don’t or shouldn’t count.

However, while the Trump administration refuses to aid hard-pressed institutions that employ around 25 million Americans, it has gone all-out to help the oil industry.

Trump’s possible success in brokering a deal to cut global oil production — I say “possible” because oil prices haven’t moved much, which suggests that markets aren’t impressed — made headlines Monday. But I haven’t seen much commentary about just how strange it is for a U.S. president to be playing that role.

First, since when is it the president’s job to organize international cartels?

Second, why are higher oil prices in the U.S. national interest? We’re not a major oil exporter — in fact, we import more oil than we export. And if Trump’s cartel were actually successful in raising oil prices back to what they were before the current price war, U.S. consumers would pay a heavy price, on the order of $200 billion a year.

So why is propping up oil prices a priority? Trump says that it’s about jobs. But U.S. oil and gas extraction employs only around 150,000 workers. That’s less than 1 percent of the number of jobs America has lost in the past three weeks. It’s only around 0.1 percent of total U.S. employment. It’s a rounding error compared with the jobs at risk in hospitals and local government, which Trump is refusing to help.

So what makes oil worthy of aid when hospitals aren’t?

One answer is that investors have sunk a lot of money into oil, even though few jobs were created. Net fixed assets in oil and gas extraction are around $1.8 trillion, almost twice the total for hospitals, despite far smaller employment. So maybe this isn’t about protecting jobs, it’s about protecting capital.

And this capital happens to be very G.O.P.-friendly: The oil and gas sector makes big political contributions, almost 90 percent of them to Republicans. This is, by the way, in strong contrast to education, which accounts for a majority of state and local government jobs and gives most of its contributions to Democrats.

Finally, while America isn’t a net oil exporter, Russia and Saudi Arabia are basically petrostates that export oil and almost nothing else. So propping up oil prices is a way for Trump to help his two favorite autocrats.

In sum, Trump’s response to the economic fallout from Covid-19 is looking a lot like his fumbled response to the virus itself. He’s in denial about the problem; he’s blocking essential action because of personal political vendettas; and his party is opposing desperately needed aid because of its anti-government ideology.

The economics of dealing with a pandemic were never going to be easy. But Trump and company are almost surely going to make things even worse than they had to be.

 

I repubblicani non vogliono salvare i posti di lavoro,

di Paul Krugman

 

Le recenti perdite di posti di lavoro non sono state niente di meno che apocalittiche. Nel corso di sole tre settimane, quasi 17 milioni di lavoratori – più del 10 per cento della forza lavoro – hanno presentato domanda per i sussidi di disoccupazione. Economisti indipendenti suggeriscono che il tasso di disoccupazione potrebbe già essere vicino al 20 per cento, ovvero simile al suo livello nei momenti più bassi della Grande Depressione.

Dunque, come stanno rispondendo l’Amministrazione Trump e i suoi alleati a questa crisi di posti di lavoro generata dal Covid-19? La stanno prendendo sul serio? Oppure stanno facendo quello che facevano quando il virus si diffondeva – tergiversando e rifiutandosi di assumere l’iniziativa necessaria, a parte una qualche combinazione di ragionamenti ottimistici e di meschinità politica?

Probabilmente potete immaginarvi la risposta.

In ogni caso, Donald Trump, che aveva insistito sino all’ultimo nell’azzardo che il coronavirus non sarebbe stato un problema, ora è ossessionato dall’idea di riaprire l’economia entro poche settimane – una mossa che gli epidemiologi dicono sarebbe disastrosa. Nello stesso tempo, è riluttante ad assumere iniziative per aiutare l’America nel fare i conti con le estese chiusure di cui abbiamo effettivamente bisogno.

Pertanto, l’Amministrazione Trump ha completamente escluso ogni salvataggio del Servizio Postale statunitense, che è in crisi finanziaria. Oltre ad essere una parte essenziale della vita della nostra nazione – anche più del solito in questi tempi, quando la consegna dei pacchi postali è diventata una essenziale àncora di salvezza per le famiglie chiuse in casa – gli uffici postali occupano 600.000 lavoratori. Ma sembra che quei lavoratori non contino.

Naturalmente, Trump è notoriamente ostile al servizio postale, perché crede (a torto) che esso favorisca Amazon, il cui fondatore, Jeff Bezos, possiede il Washington Post.

Più in generale, un soccorso ulteriore per le conseguenze economiche del Covid-19 è bloccato al Senato, perché i repubblicani, con il sostegno della Casa Bianca, si rifiutano di includere gli aiuti agli ospedali ed ai governi degli Stati.

Ovviamente, gli ospedali hanno un ruolo fondamentale nel misurarsi con la pandemia; ma occupano anche più di cinque milioni di persone – e a seguito della pandemia sono di fronte ad una crisi finanziaria. Gli Stati e i governi locali, ai quali in generale è richiesto di avere bilanci in pareggio, hanno avuto un crollo delle entrate e una crescita delle spese – ed occupano quasi 20 milioni di persone, in maggioranza nel settore dell’istruzione. Ma sembra che anche quei posti di lavoro non contino.

In sostanza, è probabile che molti conservatori ritengano che i lavoratori del settore pubblico, molti dei quali rappresentati da sindacati, non contino o non debbano contare.

Tuttavia, mentre la Amministrazione Trump si rifiuta di aiutare istituzioni in grave difficoltà che occupano circa 25 milioni di americani, ha fatto del suo meglio per aiutare il settore petrolifero.

Lunedì, i titoli dei giornali erano tutti sul possibile successo di Trump nel negoziare un accordo per tagli sulla produzione del petrolio – dico “possibile” perché i prezzi del petrolio non si sono spostati di molto, il che indica che i mercati non sono impressionati. Eppure non ho letto molti commenti su quanto sia strano che un Presidente degli Stati Uniti giochi un ruolo del genere.

Anzitutto, da quando è compito del Presidente organizzare cartelli internazionali?

In secondo luogo, perché prezzi più elevati del petrolio sarebbero nell’interesse nazionale degli Stati Uniti? Noi non siamo un importante esportatore di petrolio – di fatto, ne importiamo di più di quanto ne esportiamo. E se il cartello di Trump avesse effettivamente successo nel riportare i prezzi del petrolio al punto in cui erano prima della attuale guerra dei prezzi, i consumatori statunitensi pagherebbero un prezzo pesante, nell’ordine di 200 miliardi di dollari all’anno.

Perché, dunque, sostenere i prezzi del petrolio è una priorità? Trump dice che si tratta dei posti di lavoro. Ma l’estrazione del petrolio e del gas negli Stati Uniti occupa circa 150.000 lavoratori. Si tratta di meno dell’1 per cento del numero di posti di lavoro che l’America ha perso nelle tre settimane passate. È solo lo 0,1 per cento circa dell’occupazione totale degli Stati Uniti. È una frazione infinitesima al confronto con i posti di lavoro a rischio negli ospedali e nei governi locali, che Trump sta rifiutandosi di aiutare.

Dunque, cosa rende il petrolio meritevole di soccorso, mentre non lo sono gli ospedali?

Una risposta è che gli investitori hanno affondato una gran quantità di soldi nel petrolio, anche se sono stati creati pochi posti di lavoro. I capitali fissi netti nella estrazione del petrolio e del gas sono attorno a 1.800 miliardi di dollari, quasi il doppio del totale degli ospedali, nonostante una occupazione più piccola. Forse, dunque, non si tratta di proteggere i posti di lavoro, si tratta di proteggere il capitale.

E si dà il caso che questo capitale sia in rapporti amichevoli con il Partito Repubblicano: il settore del petrolio e del gas realizza grandi contributi elettorali alla politica, il 90 per cento dei quali vanno ai repubblicani. Per inciso, questo è in forte contrasto col settore dell’istruzione, che consiste in una maggioranza di posti di lavoro negli Stati e nelle comunità locali e dà la maggior parte dei suoi contributi ai democratici.

Infine, mentre l’America non è un esportatore netto di petrolio, la Russia e l’Arabia Saudita sono fondamentalmente ‘petrostati’ che esportano quasi niente altro oltre al petrolio. Dunque, sostenere i prezzi del petrolio è un modo per Trump per aiutare i due suoi autocrati favoriti.

In conclusione, la risposta di Trump alle conseguenze negative del Covid-19 sembra molto simile alla sua pasticciata risposta allo stesso virus. Nega il problema; sta bloccando iniziative essenziali a causa di vendette politiche personali e il suo partito di sta opponendo accanitamente agli aiuti necessari per la sua ideologia ostile al governare.

L’economia del fare i conti con la pandemia non era destinata ad essere una cosa facile. Ma Trump e compagnia quasi certamente stanno rendendo le cose persino peggiori di quanto dovevano essere.

 

 

 

 

 

 

 

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