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Perché l’America di Trump non può essere come l’Italia? Di Paul Krugman (New York Times, 23 luglio 2020)

 

July 23, 2020

Why Can’t Trump’s America Be Like Italy?

By Paul Krugman

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A few days ago The Times published a long, damning article about how the Trump administration managed to fail so completely in responding to the coronavirus. Much of the content confirmed what anyone following the debacle suspected. One thing I didn’t see coming, however, was the apparently central role played by Italy’s experience.

Italy, you see, was the first Western nation to experience a major wave of infections. Hospitals were overwhelmed; partly as a result, the initial death toll was terrible. Yet cases peaked after a few weeks and began a steep decline. And White House officials were seemingly confident that America would follow a similar track.

We didn’t. U.S. cases plateaued for a couple of months, then began rising rapidly. Death rates followed with a lag. At this point we can only look longingly at Italy’s success in containing the coronavirus: Restaurants and cafes are open, albeit with restrictions, much of normal life has resumed, yet Italy’s current death rate is less than a 10th of America’s. On a typical recent day, more than 800 Americans but only around a dozen Italians died from Covid-19.

Although Donald Trump keeps boasting that we’ve had the best coronavirus response in the world, and some credulous supporters may actually believe him, my guess is that many people are aware that our handling of the virus has fallen tragically short compared with, say, that of Germany. It may not seem surprising, however, that German discipline and competence have paid off (although we used to think that we were better prepared than anyone else to deal with a pandemic). But how can America be doing so much worse than Italy?

I don’t mean to peddle facile national stereotypes. For all its problems, Italy is a serious and sophisticated country, not a comic-opera stage set. Still, Italy entered this pandemic with major disadvantages compared with the United States.

After all, Italy’s bureaucracy isn’t famed for its efficiency, nor are its citizens known for their willingness to follow rules. The nation’s government is deeply in debt, and this debt matters because Italy doesn’t have its own currency; this means that it can’t do what we do, and print lots of money in a crisis.

Unfavorable demography and economic troubles are also major Italian disadvantages. The ratio of seniors to working-age adults is the highest in the Western world. Italy’s growth record is deeply disappointing: Per capita G.D.P. has stagnated for two decades.

When it came to dealing with Covid-19, however, all these Italian disadvantages were outweighed by one huge advantage: Italy wasn’t burdened with America’s disastrous leadership.

After a terrible start, Italy quickly moved to do what was necessary to deal with the coronavirus. It instituted a very severe lockdown, and kept to it. Government aid helped sustain workers and businesses through the lockdown. The safety net had holes in it, but top officials tried to make it work; in a supreme case of non-Trumpism, the prime minister even apologized for delays in aid.

And, crucially, Italy crushed the curve: It kept the lockdown in place until cases were relatively few, and it was cautious about reopening.

America could have followed the same path. In fact, the Covid-19 trajectory in the Northeast, which was hard-hit in the beginning but took the outbreak seriously, actually does look a lot like Italy’s.

But the Trump administration and its allies pushed for rapid reopening, ignoring warnings from epidemiologists. Because we didn’t do what Italy did, we didn’t crush the curve; quite the opposite. Matters were made worse by pathological opposition to things like wearing masks, the way even obvious precautions became battlegrounds in the culture wars.

So cases and then deaths surged. Even the promised economic payoff from rapid, what-me-worry reopening was a mirage: many states are reimposing partial lockdowns, and there is growing evidence that the jobs recovery is stalling, if not going into reverse.

Incredibly, Trump and his allies seem to have given no thought at all about what to do if the overwhelming view of experts was right, and their gamble on ignoring the coronavirus didn’t pan out. A miraculous boom was Plan A; there was no Plan B.

In particular, tens of millions of workers are about to lose crucial unemployment benefits, and Republicans haven’t even settled on a bad response. On Wednesday Senate Republicans floated the idea of reducing supplemental benefits from $600 a week to just $100, which would spell disaster for many families.

For someone like Trump, all this must be humiliating — or would be if anyone dared tell him about it. After three and a half years of Making America Great Again, we’ve become a pathetic figure on the world stage, a cautionary tale about pride going before a fall.

These days Americans can only envy Italy’s success in weathering the coronavirus, its rapid return to a kind of normalcy that is a distant dream in a nation that used to congratulate itself for its can-do culture. Italy is often referred to as “the sick man of Europe”; what does that make us?

 

Perché l’America di Trump non può essere come l’Italia?

Di Paul Krugman

 

Pochi giorni fa  il Times ha pubblicato un lungo articolo accusatorio su come l’Amministrazione Trump è riuscita a fallire così miseramente nella risposta al coronavirus. Gran parte del contenuto confermava ciò che chiunque avesse seguito la debacle sospettava. Una cosa che non ho visto, tuttavia, è il ruolo apparentemente centrale giocato dall’esperienza dell’Italia.

L’Italia, come sapete, è stata la prima nazione occidentale a fare esperienza di una importante ondata di infezioni. Gli ospedali erano in ginocchio; l’iniziale bilancio delle vittime, in parte come conseguenza di questo, era stato terribile. Tuttavia, dopo poche settimane i casi avevano raggiunto il livello massimo e cominciò un regolare declino. E i dirigenti della Casa Bianca sembravano fiduciosi che l’America avrebbe seguito un decorso simile.

Non accadde. Per un paio di mesi i casi statunitensi si stabilizzarono, poi cominciarono a crescere rapidamente. I tassi di mortalità seguirono con un certo ritardo. A questo punto, possiamo solo osservare con bramosia il successo dell’Italia: i ristoranti e i  caffè sono aperti, sebbene con restrizioni, ha ripreso gran parte della vita normale, tuttavia l’attuale tasso di mortalità dell’Italia è meno di un decimo di quello dell’America. In una tipica recente giornata, sono morti per il Covid-19 più di 800 americani e solo una dozzina di italiani.

Sebbene Donald Trump continui a vantarsi che abbiamo avuto la migliore risposta al mondo al coronavirus, e alcuni sostenitori creduloni possano effettivamente crederci, la mia impressione è che molte persone siano consapevoli che la nostra gestione del virus non sia stata tragicamente all’altezza, ad esempio, di quella della Germania. Tuttavia, non è sorprendente che la disciplina e la professionalità tedesca abbiano ripagato (sebbene eravamo soliti pensare di essere più preparati di ogni altro nel misurarci con una pandemia). Ma come è possibile che l’America sia andata così peggio dell’Italia?

Non voglio indulgere agli stereotipi nazionali. Con tutti i suoi problemi, l’Italia è un paese serio e sofisticato, non è il palcoscenico di un’opera comica. Eppure, l’Italia è entrata in questa pandemia con importanti svantaggi a confronto degli Stati Uniti.

Dopo tutto, la burocrazia dell’Italia non è famosa per la sua efficienza, né i suoi cittadini sono noti per la loro disponibilità a seguire le regole. Il Governo dell’Italia è profondamente indebitato e questo debito è importante perché l’Italia non ha una propria valuta; questo significa che non può fare quello che facciamo noi e stampare grandi quantità di soldi in una crisi.

Importanti svantaggi italiani sono anche una demografia sfavorevole e difficoltà economiche. La percentuale degli anziani nella forza lavoro adulta è la più alta nel mondo occidentale. Il PIL procapite ha ristagnato per due decenni.

Tuttavia, quando si passa a come ci si è misurati con il coronavirus, questi svantaggi italiani sono stati superati da un grande vantaggio: l’Italia non era appesantita dalla disastrosa direzione politica dell’America.

Dopo una partenza terribile, l’Italia si è rapidamente mossa a fare quello che era necessario per misurarsi con il coronavirus. Ha istituito un lockdown molto severo e l’ha mantenuto. L’aiuto del Governo ha contribuito a sostenere i lavoratori e le imprese nell’isolamento. In questo la rete della sicurezza aveva dei buchi, ma i massimi dirigenti hanno cercato di farla funzionare; con un esempio supremo di stile non trumpiano, il Primo Ministro si è addirittura scusato per i ritardi.

E, in modo decisivo, l’Italia ha schiacciato la curva: ha mantenuto il lockdown in funzione fino a che i casi sono diventati relativamente pochi, ed è stata cauta nelle riaperture.

L’America avrebbe potuto seguire lo stesso indirizzo. Di fatto, la traiettoria del Covid-19 nel Nordest, che è stato duramente colpito agli inizi ma ha preso sul serio l’epidemia, somiglia effettivamente molto a quella dell’Italia.

Ma l’Amministrazione Trump e i suoi alleati hanno spinto per una rapida riapertura, ignorando gli ammonimenti degli epidemiologi. Dato che non abbiamo fatto quello che ha fatto l’Italia, non abbiamo schiacciato la curva: semmai l’opposto. La situazione è stata resa peggiore da una opposizione patologica a cose come le mascherine, per il modo in cui persino precauzioni banali sono diventate campi di battaglia di una guerra ideologica.

Così i casi e poi le morti sono cresciuti. Persino il promesso scambio economico per le rapide e incoscienti riaperture era un miraggio: molti Stati stanno reimponendo blocchi parziali e ci sono prove crescenti che la ripresa dei posti di lavoro è in stallo, se non sta rovesciandosi.

Incredibilmente, Trump e i suoi alleati sembrano non aver affatto pensato a cosa fare se il punto di vista quasi unanime degli esperti fosse stato giusto, e la loro scommessa sull’ignorare il coronavirus è andata male. Il Piano A era una espansione miracolosa; non c’era alcun Piano B.

In particolare, decine di milioni di lavoratori sono prossimi a perdere fondamentali sussidi di disoccupazione, e i repubblicani non si sono neppure accordati su una pessima risposta. Mercoledì i repubblicani del Senato hanno messo in giro l’idea di ridurre i sussidi supplementari da 600 dollari alla settimana a solo 100, il che significherebbe un disastro per molte famiglie.

Per qualcuno come Trump, tutto questo deve essere umiliante – o meglio lo sarebbe, se qualcuno osasse parlaglierne. Dopo tre anni e mezzo del MAGA (“Fare l’America di Nuovo Grande”), siamo diventati sulla scenario mondiale una figura patetica, un monito sull’orgoglio che precede una caduta.

Di questi tempi gli americani possono soltanto invidiare il successo dell’Italia nel superare il coronavirus, il suo rapido ritorno ad un tipo di normalità che è un sogno lontano in una nazione che si congratulava con se stessa per la sua cultura dell’iniziativa. L’Italia viene spesso definita come “il malato d’Europa”; dunque, che dire di noi?

 

 

 

 

 

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