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Quando la ‘libertà’ significa il diritto di distruggere, di Paul Krugman (New York Times, 14 febbraio 2022)

 

Feb. 14, 2022

When ‘Freedom’ Means the Right to Destroy

By Paul Krugman

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On Sunday the Canadian police finally cleared away anti-vaccine demonstrators who had been blocking the Ambassador Bridge between Detroit and Windsor, a key commercial route that normally carries more than $300 million a day in international trade. Other bridges are still closed, and part of Ottawa, the Canadian capital, is still occupied.

The diffidence of Canadian authorities in the face of these disruptions has been startling to American eyes. Also startling, although not actually surprising, has been the embrace of economic vandalism and intimidation by much of the U.S. right — especially by people who ranted against demonstrations in favor of racial justice. What we’re getting here is an object lesson in what some people really mean when they talk about “law and order.”

Let’s talk about what has been happening in Canada and why I call it vandalism.

The “Freedom Convoy” has been marketed as a backlash by truckers angry about Covid-19 vaccination mandates. In reality, there don’t seem to have been many truckers among the protesters at the bridge (about 90 percent of Canadian truckers are vaccinated). Last week a Bloomberg reporter saw only three semis among the vehicles blocking the Ambassador Bridge, which were mainly pickup trucks and private cars; photos taken Saturday also show very few commercial trucks.

The Teamsters union, which represents many truckers on both sides of the border, has denounced the blockade.

So this isn’t a grass-roots trucker uprising. It’s more like a slow-motion Jan. 6, a disruption caused by a relatively small number of activists, many of them right-wing extremists. At their peak, the demonstrations in Ottawa reportedly involved only around 8,000 people, while numbers at other locations have been much smaller.

Despite their lack of numbers,

however, the protesters have been inflicting a remarkable amount of economic damage. The U.S. and Canadian economies are very closely integrated. In particular, North American manufacturing, especially but not only in the auto industry, relies on a constant flow of parts between factories on both sides of the border. As a result, the disruption of that flow has hobbled industry, forcing production cuts and even factory shutdowns.

The closure of the Ambassador Bridge also imposed large indirect costs, as trucks were diverted to roundabout routes and forced to wait in long lines at alternative bridges.

Any attempt to put a number on the economic costs of the blockade is tricky and speculative. However, it’s not hard to come up with numbers like $300 million or more per day; combine that with the disruption of Ottawa, and the “trucker” protests may already have inflicted a couple of billion dollars in economic damage.

That’s an interesting number, because it’s roughly comparable to insurance industry estimates of total losses associated with the Black Lives Matter protests that followed the killing of George Floyd — protests that seem to have involved more than 15 million people.

This comparison will no doubt surprise those who get their news from right-wing media, which portrayed B.L.M. as an orgy of arson and looting. I still receive mail from people who believe that much of New York City was reduced to smoking rubble. In fact, the demonstrations were remarkably nonviolent; vandalism happened in a few cases, but it was relatively rare, and the damage was small considering the huge size of the protests.

By contrast, causing economic damage was and is what the Canadian protests are all about — because blocking essential flows of goods, threatening people’s livelihoods, is every bit as destructive as smashing a store window. And unlike, say, a strike aimed at a particular company, this damage fell indiscriminately on anyone who had the misfortune to rely on unobstructed trade.

And to what end? The B.L.M. demonstrations were a reaction to police killings of innocent people; what’s going on in Canada is, on its face, about rejecting public health measures intended to save lives. Of course, even that is mainly an excuse: What it’s really about is an attempt to exploit pandemic weariness to boost the usual culture-war agenda.

As you might expect, the U.S. right is loving it. People who portrayed peaceful protests against police killings as an existential threat are delighted by the spectacle of right-wing activists breaking the law and destroying wealth. Fox News has devoted many hours to fawning coverage of the blockades and occupations. Senator Rand Paul, who called B.L.M. activists a “crazed mob,” called for Canada-style protests to “clog up cities” in the United States, specifically saying that he hoped to see truckers disrupt the Super Bowl (they didn’t).

I assume that the reopening of the Ambassador Bridge is the beginning of a broader crackdown on destructive protests. But I hope we won’t forget this moment — and in particular that we remember it the next time a politician or media figure talks about “law and order.”

Recent events have confirmed what many suspected: The right is perfectly fine, indeed enthusiastic, about illegal actions and disorder as long as they serve right-wing ends.

 

 

 

Quando la ‘libertà’ significa il diritto di distruggere,

di Paul Krugman

 

Domenica la polizia canadese ha finalmente  sgomberato i dimostranti anti-vaccino che stavano bloccando il Ponte Ambassador tra Detroit e Windsor, una rotta commerciale fondamentale che normalmente trasporta più di 300 milioni di dollari al giorno di commercio internazionale. Altri ponti sono ancora chiusi e una parte di Ottawa, la capitale canadese, è ancora occupata.

La timidezza delle autorità canadesi a fronte di queste turbative, agli occhi degli americani, è apparsa sorprendente. Anche impressionante, sebbene non del tutto sorprendente, è stato l’abbraccio del vandalismo economico e dell’intimidazione da parte di buona parte della destra americana – particolarmente delle persone che si scagliavano contro le dimostrazioni a favore della giustizia razziale.  Quello che in questo caso stiamo avendo è una lezione pratica di quello che alcune persone in realtà intendono quando parlano di “legge ed ordine”.

Cominciamo da quello che sta succedendo in Canada e dalla ragione per la quale lo chiamo vandalismo.

Il “convoglio della libertà” è stato venduto come una reazione da parte di camionisti arrabbiati per gli obblighi di vaccinazione del Covid-19. In realtà, non sembra che ci fossero molti camionisti tra i dimostranti sul ponte (circa il 90 per cento dei camionisti canadesi sono vaccinati). La scorsa settimana un reporter di Bloomberg ha visto soltanto tre autoarticolati tra i veicoli che bloccavano il Ponte Ambassador, che erano principalmente furgoncini ed auto private: anche le foto scattate sabato mostrano pochissimi camion commerciali. Il sindacato dei camionisti, che rappresenta molti di quei lavoratori su entrambi i versanti del confine, ha denunciato il blocco.

Dunque questa non è una rivolta della base dei camionisti. Assomiglia più ad una versione al rallentatore del 6 gennaio, una interruzione provocata da un numero relativamente piccolo di attivisti, molti dei quali estremisti della destra. Nel numero massimo, le dimostrazioni ad Ottawa risulta abbiano riguardato soltanto circa 8.000 persone, mentre i numeri in altre località sono stati molto minori.

Nonostante la loro esiguità nei numeri, tuttavia, i dimostranti stanno infliggendo un danno economico considerevolmente grande. Le economie statunitense e canadese sono integrate molto strettamente. In particolare, il settore manifatturiero nord americano, specialmente ma non soltanto dell’industria delle auto, si basa su un flusso costante dei componenti tra gli stabilimenti su entrambi i versanti del confine. Di conseguenza, l’interruzione di quel flusso ha ostacolato l’industria, costringendo a tagli nella produzione e persino a chiusure di fabbriche.

La chiusura del Ponte Ambassador ha anche imposto grandi costi indiretti, dato che i camion venivano deviati su percorsi secondari e costretti ad attendere in lunghe fila presso ponti alternativi.

Ogni tentativo di stabilire un numero per il costo economico del blocco è complicato e meramente teorico. Tuttavia, non è difficile  ipotizzare numeri come 300 milioni di dollari al giorno; aggiungetevi le interruzioni ad Ottawa, e le proteste dei “camionisti” potrebbero aver già provocato una danno economico di un paio di miliardi di dollari.

Si tratta di un numero interessante, perché è grosso modo paragonabile alle stime del settore assicurativo delle perdite totali associate alle proteste del Black Lives Matter che seguirono l’uccisione di George Floyd – proteste che sembra interessarono più di 15 milioni di persone.

Il confronto senza dubbio sorprenderà coloro che ricevono le loro notizia dai media della destra, che ritrassero il Black Lives Matter come un’orgia di incendi dolosi e di razzie. Io ricevo ancora mail da parte di persone che credono che una buona parte di New York City venne ridotta a macerie fumanti. In realtà il danno delle dimostrazioni fu piccolo, considerata l’enorme dimensione delle proteste.

All’opposto, provocare un danno economico era ed è l’intero scopo delle proteste canadesi – perché bloccare flussi essenziali di prodotti, minacciando i livelli di vita delle persone, è altrettanto distruttivo che spaccare le finestre di un negozio. E diversamente, facciamo un esempio, da una sassata indirizzata verso un particolare società, questo danno ricade indiscriminatamente su chiunque abbia avuto la sventura di affidarsi ad un commercio libero.

E a qual fine? Le dimostrazioni del Black Lives Matter erano la reazione ad omicidi di persone innocenti da parte della polizia; quello che sta accadendo in Canada riguarda, in apparenza, una reazione a misure di salute pubblica rivolte a salvare vite. Ovviamente, anche quella è principalmente una scusa: in realtà riguarda un tentativo di sfruttare lo sfinimento pandemico per incoraggiare la solita agenda della guerra ideologica.

Come potevate aspettarvi, la destra americana ama quello spettacolo. Le persone che dipingevano le proteste pacifiche contro gli omicidi della polizia come una minaccia alla vita comune sono deliziate dallo spettacolo di attivisti della destra che infrangono la legge e distruggono ricchezza. Fox News ha dedicato molte ore ad ossequiosi resoconti dei blocchi e delle occupazioni. Il Senatore Rand Paul, che definiva gli attivisti del Black Lives Matter una “folla impazzita”, ha auspicato proteste del tipo del Canada negli Stati Uniti per “bloccare le città”, in particolare dicendo che sperava di vedere camionisti che interrompevano il Super Bowl (non l’hanno fatto).

Suppongo che la riapertura del Ponte Ambassador sia l’inizio di un giro di vite  più generale sulle proteste distruttive. Ma spero che non ci dimenticheremo di questo episodio – e in particolare che ci ricorderemo di esso la prossima volta che un politico o un personaggio dei media parlerà di “legge ed ordine”.

I fatti recente hanno confermato quello che molti sospettavano: le destra è perfettamente a suo agio, persino entusiasta, con le azioni illegali e con il disordine finché sono al servizio delle finalità della destra stessa.

 

 

 

 

 

 

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