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La Russia è troppo piccola per vincere, di Paul De Grauwe (da Project Syndicate, 17 marzo 2022)

 

Mar 17, 2022

Russia Is Too Small to Win

PAUL DE GRAUWE

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LONDON – Looking at a map, Russia, sprawling across 11 time zones, might seem destined to crush its much smaller neighbor, Ukraine. But, as the world has seen over the last three weeks, the fight is not nearly as lopsided as Russian President Vladimir Putin probably assumed it would be. In fact, there is good reason to think that, in the end, Russia will lose the war Putin has unleashed.

This is largely because, from an economic perspective, Russia is not a big country at all. According to the International Monetary Fund, the country’s GDP amounted to $1.7 trillion in 2021. That is barely 10% of the European Union’s GDP, or roughly the combined output of Belgium ($620 billion) and the Netherlands ($1.1 trillion).

With such a small economy, Russia is hardly equipped to win a war against a country that is fighting its forces tooth and nail, let alone to occupy that country – and face a determined insurgency – for an extended period. Russia today spends some $62 billion annually (about 4% of its GDP) on its military. That’s just 8% of what the United States spends – and not nearly enough to sustain an intense and protracted war effort.

But increasing military expenditure is not a good option for Russia, because such spending is not economically productive. Buying tanks and combat aircraft will not lead to one extra ruble of production in the future and is likely to crowd out productive investment, such as in machinery. The more Russia spends on its war, the smaller its economy is likely to be in the future.

It does not help that Russia’s economy is also underdeveloped, with a structure that one is most likely to find in the developing world. Manufactured goods – machinery, transport equipment, electronics, chemicals, and pharmaceuticals – comprise about two-thirds of Russia’s imports whereas raw materials and energy (gas and crude oil) account for 80% of its exports.

Because earnings from commodity exports are subject to large fluctuations, this leaves Russia in an economically vulnerable position. True, prior to the invasion, high energy and commodity prices enabled Russia to accumulate more than $600 billion in international reserves (in US dollars, euros, British pounds, and gold), and bolstered the government’s budgetary revenues. But eventually prices will fall again, squeezing Russia’s budget.

In the meantime, Western countries have frozen about half of Russia’s international reserves. This points to another source of Russian economic fragility: the US and Europe, not underdeveloped economies like Russia, control the global financial system. As a result, the reserves that were supposed to sustain Putin’s war have become a liability.

To be sure, Russia’s government could free up resources for military expenditure by rolling back spending in other areas. But most Russians are already living in relative poverty. After all, given Russia’s much larger population, per capita GDP is only about one-fifth the level in Belgium and the Netherlands. If Putin plunges Russians even further into poverty in pursuit of his imperial ambitions, popular sentiment could turn against him, weakening his dictatorship.

Already, Western sanctions are taking a toll on ordinary Russians. And with consumer goods in short supply, inflation is set to rise sharply, raising the temptation to introduce price controls. But the result of such a move would be scarcity and rationing – a feature of life in the Soviet Union that Putin has no interest in reviving.

While Russia is a small, underdeveloped, and fragile economy, it retains two important sources of power. Those same hydrocarbon and commodity exports that leave Russia’s budget vulnerable to price shocks give the country significant political leverage over importing countries, including countries across Europe. If Russia cut off gas deliveries to Europe today, some countries would suffer mightily in the short term. For example, Russian gas accounted for about 65% of all of Germany’s gas imports, and 45% of Italy’s, in 2020.

In the longer run, however, Russia would suffer the most from such a move. Already, the war in Ukraine has spurred the EU to unveil a plan to end its dependence on Russian gas, both by finding new sources of imports and advancing the clean-energy transition. With that, the main source of Russia’s foreign revenues will be drastically diminished.

The second source of Russian power is of course the world’s largest nuclear arsenal. Nuclear weapons would not deliver victory in a conventional war, but they could destroy a country in the blink of an eye. This brings us to a terrifying question: What will Putin do when he realizes that he cannot win his war in Ukraine by conventional means?

 

La Russia è troppo piccola per vincere,

di Paul De Grauwe

 

LONDRA – Guardando una carta geografica, la Russia che si distende atraverso 11 fusi orari, potrebbe sembrare destinata a schiacciare il suo molto più piccolo vicino, l’Ucraina. Ma, come il mondo ha constatato nelle ultime tre settimane, il combattimento non è neanche lontanamente così asimmetrico come il Presidente russo Vladimir Putin pensava. Di fatto, ci sono tre buone ragioni per pensare che alla fine la Russia perderà la guerra che Putin ha scatenato.

Questo deriva in gran parte dal fatto che, da una prospettiva economica, la Russia non è affatto un grande paese. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il PIL del paese ammontava nel 2021 a 1.700 miliardi di dollari. Questo è appena il 10% del PIL dell’Unione Europea, ovvero grosso modo la somma della produzione del Belgio (620 miliardi di dollari) e dell’Olanda (1.100 miliardi di dollari).

Con una tale piccola economia, la Russia fa fatica ad essere equipaggiata per vincere un paese che sta combattendo le sue forze con le unghie e i denti, per non dire ad occupare quel paese – e fronteggiare una determinata ribellione – per un periodo prolungato. La Russia odierna spende ogni anno 62 miliardi di dollari (circa il 4% del suo PIL) per il suo esercito. Ciò è appena l’8% di quello che spendono gli Stati Uniti – e neanche lontanamente sufficiente a sostenere un intenso e protratto sforzo di guerra.

Ma accrescere la spesa militare non è una buona opzione per la Russia, giacché tale spesa non è economicamente produttiva. Acquistare carri armati ed aerei da combattimento non porterà nel futuro ad un rublo in più di produzione ed è probabile spiazzi gli investimenti produttivi, come nel macchinario. Più la Russia spende sulla sua guerra, più piccola è probabile sarà la sua economia nel futuro.

Non aiuta il fatto che l’economia della Russia sia sottosviluppata, con una struttura che è più probabile trovare nel mondo in via di sviluppo. I beni manifatturieri – i macchinari, le attrezzature di trasporto, i prodotti elettronici, chimici e farmaceutici – costituiscono quasi i due terzi delle importazioni della Russia, mentre i materiali greggi e l’energia (gas e petrolio greggio) costituiscono l’80% delle sue esportazioni.

Poiché i guadagni dalla esportazione di materie prime sono soggetti ad ampie fluttuazioni, questo lascia la Russia in una posizione economicamente vulnerabile. È vero, prima dell’invasione, gli elevati prezzi dell’energia e delle materie prime avevano consentito alla Russia di accumulare più di 600 miliardi di dollari di riserve internazionali (in dollari statunitensi, euro, sterline inglesi e oro), ed hanno sostenuto le entrate del bilancio governativo. Ma alla fine i prezzi cadranno nuovamente, spremendo il bilancio della Russia.

Nel frattempo, i paesi occidentali hanno congelato circa la metà delle riserve internazionali della Russia. Questo indica un’altra fonte della fragilità economica russa: gli Stati Uniti e l’Europa, non economie sottosviluppate come la Russia, controllano il sistema finanziario globale. Il risultato è che le riserve che si supponeva sostenessero la guerra di Putin sono diventate una passività.

Di certo, il Governo russo potrebbe liberare risorse per le spese militari riducendo le spese in altre aree. Ma la maggioranza dei russi stanno già vivendo in una relativa povertà. Dopo tutto, data la popolazione molto più ampia della Russia, il PIL procapite è soltanto circa un quinto del livello del Belgio e dell’Olanda. Se Putin, a seguito delle sue ambizioni imperiali, spingesse i russi ancor più nella povertà, il sentimento popolare potrebbe rivoltarglisi contro, indebolendo la sua dittatura.

Le sanzioni occidentali stanno già imponendo un tributo sui russi ordinari. E con i beni di consumo in offerta ridotta, l’inflazione è pronta a crescere bruscamente, aumentando la tentazione a introdurre i controlli dei prezzi. Ma il risultato di una mossa del genere sarebbe la scarsità e il razionamento – una caratteristica della vita nell’Unione Sovietica che Putin non ha alcun interesse a resuscitare.

Mentre la Russia è un’economia piccola, sottosviluppata e fragile, essa mantiene due importanti fonti di potere. Quelle stesse esportazioni di idrocarburi e di materie prime che lasciano il bilancio della Russia vulnerabile agli shock dei prezzi, danno al paese una significativa leva politica sui paesi importatori, compresi i paesi all’interno dell’Europa. Se la Russia tagliasse oggi le forniture di gas all’Europa, nel breve termine alcuni paesi soffrirebbero fortemente. Ad esempio, il gas russo pesava nel 2020 per circa il 65% di tutte le importazioni di gas della Germania,  e per il 45% di quelle dell’Italia.

Nel periodo più lungo, tuttavia, la Russia soffrirebbe maggiormente per una mossa del genere. La guerra in Ucraina ha già indotto l’UE a svelare un piano per porre fine alla dipendenza dal gas russo, sia cercando nuove fonti di importazione che progredendo nella transizione verso le energie pulite. Con ciò, la principale fonte delle entrate straniere della Russia sarebbe drasticamente ridotta.

La seconda fonte del potere russo è ovviamente l’arsenale nucleare più grande al mondo [1]. Le armi nucleari non consegnano la vittoria in una guerra convenzionale, ma possono distruggere un paese in un attimo. Questo ci porta ad una domanda terrificante: cosa farà Putin quando comprenderà di non poter vincere la sua guerra in Ucraina con i mezzi convenzionali?

 

 

 

 

 

[1] Nella connessione si apprende che e riserve di armi nucleari della Russia ammontano a 5.977, contro 5.428 degli Stati Uniti, 350 della Cina, 290 della Francia, 225 dell’Inghilterra, 165 del Pakistan, 160 dell’India e 90 di Israele.

 

 

 

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