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Elon Musk, Marte e l’economia moderna, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 7 giugno 2022)

 

June 7, 2022

Elon Musk, Mars and the Modern Economy

By Paul Krugman

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Elon Musk is clearly having a moment; he’s trying to back out of his deal to buy Twitter, but he probably can’t without paying billions in damages. Perhaps that’s why he’s thinking about zooming off to Mars?

OK, I’m being unfair. (Am I about to receive a poop emoji?) While Musk’s decision to talk up a scheme to send a million colonists to Mars may reflect a desire to change the subject, his plan calls for doing so by 2050 — and he has been talking about that idea for years.

Still, the Mars talk caught my attention, largely because of the line about one million people (which I can’t help but say in my best Dr. Evil voice).

What’s your reaction to that number? Does it seem absurdly high? In terms of the logistics of actually getting people to Mars, it probably is. But my original home field in economics was international trade. And if you know anything about trade, or for that matter the realities of industry, you realize that one million is actually an absurdly low number of people — far too few to support a modern economy.

Let’s instead treat the SpaceX chief’s Mars fantasies as a teachable moment — a chance to talk about the economics of globalization more generally.

Musk’s comments immediately called to mind for me a great essay by one of my favorite science fiction writers, Charlie Stross, that posed precisely this question: “What is the minimum number of people you need in order to maintain (not necessarily to extend) our current level of technological civilization?”

Stross’s answer was that given the complexity of modern society, you’d need a lot of people. In fact, writing back in 2010 — when Musk’s Tesla was still a struggling company that had only survived the Great Recession thanks to an Obama administration bailout — he explained how Musk’s current plan is thinking far too small: “Colonizing Mars might well be practical, but only if we can start out by plonking a hundred million people down there.” I agree — if anything, that’s on the low side. To understand why, you need to think about why nations engage in international trade.

One reason is that countries have different resources and climates: It’s hard to grow pineapples in Norway. But another reason is that in the modern world there are often huge economies of scale in production. These economies of scale make it efficient to supply the entire world market for some goods from only a handful of locations — sometimes just a single location — with international trade delivering those goods to customers in other countries.

For example, a recent shortage of semiconductor chips — which seems, finally, to be easing — has drawn attention to the role of photolithography machines, which use light to etch microscopic circuits on silicon wafers. (Any sufficiently advanced technology is indistinguishable from magic.) The world market for these it turns out, is dominated by a single firm in the Netherlands, ASML, which has a complete monopoly on the latest generation of machines, which use extreme ultraviolet light to make circuits even more microscopic.

So how many factories does ASML have assembling these cutting-edge machines? One. (It has other factories producing subsystems.)

These economies of scale mean that no one country can reasonably produce the full range of goods required to operate a modern, high-technology economy. International trade is essential, and more essential the smaller the economy — which is why Canada is far more dependent on imports than the United States, Belgium far more dependent than Germany, and so on:

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Smaller countries trade more.Credit…World Bank

Now, given access to world markets, even small countries can have full access to the benefits of modern technology; life in Luxembourg is pretty good. But unless we actually invent the Epstein Drive or something, the realities of transportation costs mean that Musk’s hypothetical Mars colony would have to be largely self-sufficient, cut off from the rest of the solar system economy. And it wouldn’t have enough people to pull that off with anything like a modern standard of living.

As I said, I see Musk on Mars as a teachable moment, an unintended thought experiment that helps remind us of the positive aspects of international trade. Yes, there are downsides to globalization, especially to rapid change that can disrupt whole communities. But you really wouldn’t want to live in a world without extensive international trade. And you really, really wouldn’t want to live on another planet, cut off from the globalization we’ve created on this one.

 

Elon Musk, Marte e l’economia moderna,

di Paul Krugman

 

Elon Musk ha chiaramente un momentaccio: sta cercando di tornare indietro dal suo accordo per acquistare Twitter, ma probabilmente non potrà farlo senza pagare miliardi di danni. Forse quella è la ragione per la quale sta pensando di partire per Marte?

È vero, sto diventando ingiusto (riceverò una “faccina di cacca” [1] ?) Se la decisione di Musk di mettersi a parlare di un progetto sull’invio di un milione di coloni su Marte può riflettere il desiderio di cambiare tema, il suo programma è di farlo entro il 2050 – ed egli sta parlando da anni di quell’idea.

Eppure, il discorso su Marte ha catturato la mia attenzione, soprattutto per la frase relativa al milione di persone (che non posso fare a meno di pronunciare imitando nel migliore dei modi la voce del Dr Male [2]).

Quale è la vostra reazione a quel numero? Vi sembra assurdamente elevato? In termini di logistica per spostare effettivamente le persone su Marte, probabilmente lo è. Ma la mia disciplina originaria nell’economia è stata il commercio internazionale. E se conoscete qualcosa sul commercio, o del resto sulle realtà dell’industria, comprenderete che un milione è di fatto un numero assurdamente basso di persone – di gran lunga troppo basso per sostenere una economia moderna.

Consentitemi piuttosto di parlare delle fantasie marziane del capo di Space X [3] come di un episodio istruttivo – una possibilità di parlare più in generale sulla economia della globalizzazione.

Nel mio caso, i commenti di Musk richiamano alla mente uno dei miei preferiti scrittori di fantascienza, Charlie Stross, che poneva precisamente questa domanda: “Qual è il numero minimo di persone delle quali c’è bisogno allo scopo di mantenere (non necessariamente di estendere) il nostro attuale livello di civiltà tecnologica?”

La risposta di Stross era che, data la complessità della società moderna, c’era bisogno di una grande quantità di persone. Di fatto, scrivendo nel passato 2010 – quando la Tesla di Musk era ancora un società in difficoltà che era sopravvissuta alla Grande Recessione soltanto grazie ad un salvataggio della Amministrazione Obama – egli spiegava come l’attuale programma di Musk è un’idea di gran lunga troppo piccola: “Colonizzare Marte potrebbe ben essere fattibile. Ma solo se possiamo partire scaricandoci un centinaio di milioni di persone”. Sono d’accordo – semmai, direi che è il numero minore. Per capire perché, c’è bisogno di pensare alle ragioni per le quali le nazioni si impegnano nel commercio internazionale.

Una ragione è che i paesi hanno differenti risorse e climi: è difficile far crescere gli ananas in Norvegia. Ma un’altra ragione è che nel mondo moderno ci sono spesso nella produzione vaste economie di scala. Queste economie di scala rendono efficiente offrire alcuni prodotti all’intero mercato mondiale soltanto da una manciata di località – talvolta proprio da un singola località – con il commercio internazionale che fornisce quei prodotti ai consumatori negli altri paesi.

Ad esempio, una recente scarsità di semiconduttori – che sembra, finalmente, stia attenuandosi – ha portato l’attenzione sul ruolo  sulle macchine fotolitografiche, che usano la luce per incidere circuiti microscopici su strati di silicone (qualsiasi tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia). Si scopre che il mercato mondiale di questi ultimi è dominato da un’impresa in Olanda, la ASML, che ha il monopolio completo dell’ultima generazione di tali macchine, che usano l’estrema luce ultravioletta per fare circuiti sempre più microscopici.

In quanti stabilimenti l’ASML deve assemblare queste macchine di avanguardia? In uno (essa ha altre fabbriche che producono sottosistemi).

Queste economie di scala comportano che nessun paese possa ragionevolmente produrre l’intera gamma di prodotti richiesti per far funzionare una moderna economia ad alta tecnologia. Il commercio internazionale è essenziale, e ancora più essenziale più che è piccola l’economia – che è la ragione per la quale il Canada è assai più indipendente dalle importazioni degli Stati Uniti, il Belgio molto più dipendente della Germania, e così via:

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I paesi più piccoli commerciano di più. Fonte: Banca Mondiale

Ora, considerato l’accesso ai mercati mondiali, persino piccoli paesi possono avere pieno accesso ai benefici della tecnologia moderna; la vita in Lussemburgo è abbastanza confortevole. Ma a meno che non si inventi lo Epstein Drive [4] o qualcosa di simile, le realtà dei costi di trasporto comportano che l’ipotetica colonia marziana di Musk dovrebbe essere ampiamente autosufficiente, tagliata fuori dal resto dell’economia del sistema solare. Ed essa non avrebbe abbastanza persone per riuscirci con qualcosa che assomigli ad uno standard di vita moderno.

Come ho detto, Musk su Marte è un episodio istruttivo, un involontario esperimento di pensiero che ci aiuta a ricordare gli aspetti positivi del commercio internazionale. È vero, ci sono aspetti negativi della globalizzazione, particolarmente del rapido cambiamento che può mettere in difficoltà intere comunità. Ma davvero non si vorrebbe vivere in un mondo senza un esteso commercio internazionale. E non si vorrebbe vivere in un altro pianeta, tagliato fuori dalla globalizzazione che abbiamo creato su questo.

 

 

 

 

 

[1]  Cos’è un “poop emoji”? Spiega UrbanDictionary, letteralmente è una “faccina di cacca”.  Ovvero, il seguente soggetto:

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Pare che l’omino con le un po’ sgradevoli fattezze di cui sopra, seppur sorridente, sia un modo per esprimere nella corrispondenza un giudizio di disapprovazione (ad esempio, si può dire a qualcuno, a conclusione di un messaggio, che è un “poop emoji”  …). In un precedente post, si era appreso che Musk ne aveva fatto uso nella sua vicenda relativa all’acquisto di Twiter; da lì il timore di Krugman di riceverne uno.

[2] Il dr. Male è il seguente personaggio di un film di fantascienza, con una espressione inorridita:

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[3] Space Exploration Technologies Corporation è un’azienda aerospaziale statunitense con sede a Hawthorne, USA, costituita nel 2002 da Elon Musk con l’obiettivo di creare le tecnologie per ridurre i costi dell’accesso allo spazio e permettere la colonizzazione di Marte. Wikipedia

[4] Un progetto teorico per un missile a propulsione tramite fusione nucleare. Se capisco, per ora fantascienza, ma se ne occupa la NASA.

 

 

 

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