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I prezzi della benzina segneranno il destino della democrazia? Di Paul Krugman (New York Times, 20 ottobre 2022)

 

Oct. 20, 2022

Will Gas Prices Doom Democracy?

By Paul Krugman

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Will the price of gasoline — a price that has very little to do with which party controls the government — nonetheless determine the outcome of the midterm elections, and quite possibly the fate of American democracy?

I wish that were a silly question, but it isn’t. This year there has been a strong correlation between the price of gasoline and political polls.

Earlier this year, when gas reached an average of $5 a gallon, everything seemed to point to a Republican blowout. By mid-September, with gas prices down almost $1.50, the election looked much more competitive. And some apparent recent deterioration in Democrats’ prospects coincided with an upward tick in prices in late September and early October. (Prices are now falling again.)

Now, this correlation might be spurious. Other things have been going on, notably a partisan Supreme Court’s overthrow of Roe v. Wade. And political scientists who have studied the issue find that normally the effect of gas prices on political outcomes is fairly weak.

But we are arguably in a special situation right now. Americans have been shocked by a sudden surge in inflation, which had been quiescent for decades, and the price of gasoline — displayed on huge signs every few blocks — is a potent reminder of our economic difficulties.

What we know for sure is that politicians are harping on gas prices. Republicans don’t talk about the core personal consumption expenditure deflator, they declare that “gas was only $2 a gallon when Trump was in office!” The Biden administration talked a lot about the long slide in prices and is trying to get out the word that this slide has resumed.

So this seems like a good time to make three important points about gasoline prices.

First, the most important determinant of prices at the pump is the world price of crude oil, over which the United States has little influence. And I do mean “world price”: Prices in Europe and the United States normally move almost perfectly in tandem.

Crude prices and hence gas prices were unusually low during Donald Trump’s last year in office, not because of anything he did, but because Covid had the world economy flat on its back, greatly reducing oil demand. Crude temporarily shot up after Russia invaded Ukraine, out of fears that Russian oil exports would be greatly reduced; it fell again as it became clear that a lot of Russian oil would continue to find its way to world markets.

Second, smaller fluctuations are usually driven by technical issues at the refineries that turn crude oil into gasoline and other products. The mini-surge in gas prices that began in September (and now seems to be over) was caused by shutdowns of several refineries for maintenance and a fire at one refinery in Ohio. Again, this has nothing to do with policy.

What about accusations that energy companies are deliberately holding production back to raise prices and profits?

We shouldn’t dismiss this possibility out of hand. Some readers may recall the California electricity crisis of 2000-2001. When some analysts, myself included, argued that the facts suggested that market manipulation was playing a large role, we faced considerable ridicule. But it turned out that markets were, in fact, being manipulated; we have the receipts.

As far as I can tell, however, the refining issues that led to recent price increases were genuine. I don’t think it’s wrong to stay suspicious, and keep energy companies on notice against pulling an Enron. But it’s probably not a current problem.

Finally, gas isn’t expensive compared with the fairly recent past.

One way I like to look at this is to look at the ratio of the price of gasoline to the average worker’s hourly earnings. Right now this ratio is considerably lower than it was in the early 2010s. Gasoline prices did plunge in 2014 — yes, under Barack Obama, not Trump. But this reflected a surge in fracking, which actually did increase U.S. oil production enough to have a significant effect on world markets. Unfortunately the fracking boom turned out to be a bubble that eventually burned up more than $300 billion in investors’ money.

So gas prices probably won’t go back to the levels of the late 2010s, not because the Biden administration is hostile to oil production, but because those low prices depended on investors’ delusions about fracking’s profitability. Taking a longer view, as I said, gas isn’t actually expensive at this point.

Furthermore, experts believe that with some troubled refineries coming back online, gas prices will fall substantially over the next few weeks.

So what does this tell us about the success or failure of Biden administration policy? Very little. Biden’s jawboning of refiners over their margins might be having some effect; so might his release of extra oil from the Strategic Petroleum Reserve. Overall, however, it’s hard to think of a worse metric for judging a president and his party than a price determined mainly by events abroad and technical production issues here at home, a price that isn’t even high compared with, say, a decade ago.

Yet gas prices may sway a crucial election, a fact that is both ludicrous and terrifying.

 

I prezzi della benzina segneranno il destino della democrazia?

Di Paul Krugman

 

Il prezzo della benzina – un prezzo che non ha molto poco a che fare con quale partito è al governo – ciononostante determina  il risultato delle elezioni di medio termine, e abbastanza probabilmente il destino della democrazia americana?

Vorrei fosse una domanda sciocca, ma non lo è. Quest’anno c’è stata una forte correlazione tra il prezzo della benzina ed i sondaggi politici.

Agli inizi di quest’anno, quado la benzina arrivava ad una media di 5 dollari al gallone, tutto sembrava indicare una vittoria a mani basse dei repubblicani. Alla metà di settembre, con i prezzi della benzina scesi di quasi 1 dollaro e 50, le elezioni sembravano molto più competitive. E un qualche apparente recente deterioramento nella prospettive dei democratici ha coinciso con un ritocco verso l’alto dei prezzi alla fine di settembre e agli inizi di ottobre (i prezzi adesso stanno di nuovo calando).

Ora, questa correlazione potrebbe essere impropria. Sono accadute altre cose, principalmente un rovesciamento fazioso da parte della Corte Suprema della sentenza Roe contro Wade [1]. E i politologi che hanno studiato la questione scoprono che normalmente gli effetti dei prezzi dela banzina sui risultati politici sono abbastanza modesti.

Ma in questo momento siamo probabilmente in una situazione particolare. Gli americani sono stati traumatizzati da una improvvisa crescita dell’inflazione, che era stata quiescente per decenni, e i prezzi della benzina – esposti con grandi cartelli ogni pochi isolati – sono un potente promemoria delle nostre difficoltà economiche.

Quello che sappiamo di certo è che i politici stanno battendo sul tasto dei prezzi della benzina. I repubblicani non parlano dell’indice delle spese personali al netto dei prezzi della benzina e dei generi alimentari, dichiarano che “la benzina era soltanto a 2 dollari al gallone quando Trump era in carica!” L’Amministrazione Biden ha parlato molto della lunga scivolata dei prezzi e sta cercando di far passare il concetto secondo il quale questa scivolata è ripresa [2].

Dunque, sembra il momento opportuno per avanzare tre importanti argomenti sui prezzi della benzina.

Il primo, il più importante fattore che determina i prezzi al distributore è il prezzo mondiale del petrolio, sul quale gli Stati Uniti hanno poca influenza. E intendo proprio “prezzo mondiale”: i prezzi in Europa e negli Stati Uniti normalmente si muovono quasi perfettamente in coppia.

I prezzi del greggio e di conseguenza del gas erano inusualmente bassi durante l’ultimo anno in carica di Trump, non a causa di qualcosa che lui fece, ma perché il Covid aveva lasciato alle sue spalle un’economia mondiale piatta, riducendo grandemente la domanda di petrolio. Temporaneamente, il greggio salì in alto dopo invasione russa dell’Ucraina, per i timori che le esportazioni di petrolio russo si sarebbero molto ridotte; cadde ancora quando divenne chiaro che una gran quantità di petrolio russo avrebbe continuato a trovare la sua strada verso i mercati mondiali.

In secondo luogo, le fluttuazioni più piccole sono solitamente guidate da ragioni tecniche presso le raffinerie che trasformano il petrolio greggio in benzina e in altri prodotti. La piccola crescita dei prezzi della benzina che ebbe inizio a settembre (e che adesso sembra superata) fu provocata dall’arresto di varie raffinerie per manutenzioni e da un incendio in una raffineria nell’Ohio. Anche questo non ha niente a che fare con la politica.

Che dire delle accuse secondo le quali le società energetiche stiano deliberatamente rallentando la produzione per elevare i prezzi ed i profitti?

Non dovremmo del tutto scartare questa possibilità. Alcuni lettori possono ricordare la crisi dell’elettricità in California nel 2000-2001. Quando alcuni analisti, incluso il sottoscritto, sostennero che i fatti suggerivano che la manipolazione del mercato stesse giocando un ruolo importante, fummo accolti con considerevole scherno. Ma si scoprì che, nei fatti, i mercati avevano manipolato; abbiamo le prove.

Per quanto posso dire, tuttavia, i temi delle raffinazione che hanno portato ai recenti aumenti dei prezzi erano reali. Non penso che sia sbagliato restare sospettosi, e restare in guardia con le società energetiche, che non stiano provocando una situazione come quella di Enron [3].

Infine, la benzina, a confronto con il passato abbastanza recente, non è costosa.

Un modo nel quale io osservo questo aspetto consiste nel guardare al rapporto tra il prezzo della benzina e i compensi medi orari di un lavoratore. In questo momento, questo rapporto è considerevolmente più basso di quello che era attorno al 2010. I prezzi dela benzina crollarono nel 2014 – con Obama, in effetti, non  con Trump. Ma questo rifletteva una impennata nelle attività del fracking [4], che effettivamente aumentò la produzione statunitense di petrolio al punto da avere un effetto significativo sui mercati mondiali. Sfortunatamente, si scoprì che il boom del fracking era una bolla che alla fine ha bruciato più di 300 miliardi di dollari di denaro degl investitori.

Dunque, probabilmente i prezzi della benzina non torneranno ai livelli dell’ultimo periodo del 2010, non perché l’Amministrazione Biden sia ostile alla produzione di petrolio, ma perché quei bassi prezzi dipendevano dalle illusioni degli investitori sulla profittabilità del fracking. Considerata in una prospettiva più lunga, come ho detto, effettivamente a questo punto la benzina non è costosa.

Inoltre, gli esperti credono che appena alcune raffinerie in difficoltà torneranno in funzione, i prezzi della benzina nelle prossime settimane scenderanno in modo sostanziale.

Dunque, cosa tutto questo ci dice effettivamente del successo o del fallimento della politica della Amministrazione Biden? Molto poco. Le pressioni di Biden sui raffinatori per i loro margini potrebbero avere qualche effetto; così come la sua autorizzazione al rilascio di petrolio aggiuntivo dalla Riserva Strategica di Petrolio. Nel complesso, tuttavia, è difficile pensare ad un metro di misura peggiore per giudicare un Presidente e il suo partito che un prezzo determinato principalmente da eventi all’estero e da fattori tecnici di produzione all’interno, un prezzo che non è neppure alto al confronto, diciamo, con un decennio fa.

Tuttavia i prezzi della benzina possono influenzare elezioni cruciali, un fatto che è sia grottesco che spaventoso.

 

 

 

 

 

 

[1] Una sentenza di circa 50 anni fa, che fece diventare legale la decisione della interruzione della gravidanza.

[2] Traduzione con varie insidie, anzitutto perché “get out” può significare “sfuggire” ma anche “diffondere”. In questo caso, mi sembra più probabile il secondo significato. L’insistenza dei democratici sul concetto della “scivolata”, forse sta a significare che il fenomeno è graduale, senza picchi esagerati. Come si è indirizzato gradualmente verso l’alto, può attenuarsi, pure in una crescita abbastanza naturale. In effetti, l’indice delle spese per consumi personali salì gradualmente da un valore di 20 nel 1960 ad un valore vicino a 100 nel 2010; da allora è salito ad un valore attorno a 120, segnalando una maggiore vivacità dell’inflazione, ma anche una certa continuità delle tendenze di più decenni.

Quanto al fatto che l’Indice delle spese personali di consumo sia stimato al netto dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari – che per maggiore chiarezza traduco estesamente – questo corrisponde alla realtà; quell’indice esclude dal calcolo quei prezzi più volatili, diversamente dall’Indice generale dei prezzi che invece li comprende.

[3] Nel 2001 la società texana Enron – a seguito di una prolungata manipolazione che l’aveva portata a grandissimi guadagni in Borsa – conobbe una bancarotta tre le più grandi della storia, uno scandalo che portò a decine di condanne, lasciò senza lavoro 20mila persone e mandò in fumo miliardi di dollari di fondi pensione.

[4] Il metodo di fratturazione idraulica degli scisti bituminosi, con il quale si estrae petrolio soprattutto negli USA.

 

 

 

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