luglio 2014 Archive

Una classe per conto loro, di Dani Rodrik (da Project Syndicate 10 luglio 2014)

Chi vuole una depressione?, di Paul Krugman (New York Times 10 luglio 2014)

Un tempo si pensava che la politica monetaria fosse un pianeta regolato da tecniche oggettive, relativamente estraneo alle dispute ed agli interessi politici. Poi, in questi anni, si è assistito al continuo assalto contro le politiche del Federal Reserve da parte di molti economisti, commentatori ed uomini politici della destra, che preconizzavano una crescita certa della inflazione. Non è successo, e ciononostante l'attacco continua. E' il caso di andare a verificare se non ci siano interessi più materiali ed immediati che spiegano questa permanente offensiva. Si scopre così che i ricchissimi - lo 0,01 per cento dei percettori di redditi - hanno perso molto dai bassi tassi di interesse sui bond e sulle loro proprietà, mentre gli americani nel loro complesso hanno potuto respirare. Occorre abituarsi a considerare con più attenzione il peso di questi interessi di classe.

Illusioni americane all’altro capo del mondo, di Joseph Stiglitz (da Project Syndicate, 9 luglio 2014)

[1] Cioè, suppongo, calcolato come media delle medie dei vari raggruppamenti – ad esempio in decili – della popolazione e non suddiviso semplicemente tra il ...

Sulla perdita dell’interesse (9 luglio 2014)

[1] Come si vede i percentili del diagramma riguardano tutti i redditi più elevati, dal 90° percentile al 100° percentile. Essi sono suddivisi in questo ...

I conservatori riformisti con l’imbroglio (9 luglio 2014)

Le classi e la politica monetaria (dal blog di Krugman, 8 luglio 2014)

[1] Sono dati dell’Ufficio del Censimento degli Stati Uniti, raccolti attraverso uno specifico sondaggio denominato SIPP (“Survey on Income and Program Participation”). [2] Come si ...

L’esperto che non è mai stato ( 8 luglio2014)

[1] L’uso di “wonk” in questo post conferma che la traduzione suggerita dai dizionari che conosco (“secchione”) è spesso imprecisa. E’ vero che di solito ...

I prezzi degli asset di Knut (7 luglio 2014)

[1] Suppongo che prosegua, rispetto al post precedente, il riferimento a Knut Wicksell, e che “Knutty” sia il neologismo relativo. Ma forse potrebbe, oltre a ...

Non è Knut (7 luglio 2014)

[1] Johan Gustaf Knut Wicksell (Stoccolma, 20 dicembre 1851 – Stocksund, 3 maggio 1926) è stato un economista svedese. Wicksell, molto influenzato dalle visioni economiche ...

Convinzioni, fatti e denaro, di Paul Krugman (New York Times 6 luglio 2014)

Sembrerebbe che i problemi tecnici della politica monetaria non dovrebbero essere materia di faziosità politiche o addirittura religiose, che su di essi non dovrebbe ripetersi il 'negazionismo' che porta i reazionari americani a negare la teoria dell'evoluzione o il cambiamento climatico. Ma non è così. Nella Grande Recessione, a destra si era sostenuto che l'attivismo della Federal Reserve avrebbe portato alle stelle i tassi di interesse e l'inflazione. E' stato il contrario,ma nessuno ha ammesso l'errore. Anzi, dagli annunci sulla svalutazione del dollaro, si è passati all'aperta passione per un ritorno al gold standard. Un recente interessante articolo di Brendan Nyhan sul Times dimostra che quando la fede si scontra con i fatti, di solito sono i fatti a rimetterci.

Storie di recessione e il test dell’inflazione (6 luglio 2014)

[1] In questo caso “lui” è Cochrane. [2] Krugman offre questa connessione con un suo vecchio post del 6 novembre 2009, dal quale trae la ...

In che modo i profeti restano soli (5 luglio 2014)

Intoppo sadomonetarista svedese (5 luglio 2014)

Dibattiti di macroeconomia e l’importanza della storia intellettuale (4 luglio 2014)

Non vogliamo costruire, di Paul Krugman (New York Times 3 luglio 2014)

La spesa pubblica nel settore delle costruzioni, a partire dallo scoppio della bolla immobiliare, è crollata del 20 per cento. Sono stati anni nel quali l'investimento pubblico nelle infrastrutture sarebbe stato necessario ed anche conveniente. Invece, per una combinazione di ideologia e di faziosità nella lotta politica, si è lasciato che le cose andassero alla deriva, sino all'attuale esaurimento dei fondi dell'ente federale che si occupa della costruzione e della manutenzione della principale viabilità. Il Congresso non decide di rimpinguare le sue dotazioni, cosa che potrebbe fare facilmente o aumentando le basse tasse sui carburanti, o attingendo al complesso delle entrate federali. La scelta rischia invece di essere quella di una sgretolamento progressivo delle nostre infrastrutture. E del nostro futuro.

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