gennaio 2016 Archive

Il boom di Obama, di Paul Krugman (New York Times 11 gennaio 2016)

Un tempo si parlava del "boom" di Bush, che si insediò nel corso di una recessione, alla quale seguì prima una ripresa senza incrementi nell'occupazione e poi, dal 2003, una crescita non eccezionale di posti di lavoro (dopodiché venne la Grande Recessione). Cosa si dovrebbe dire, allora, del vero e proprio boom di posti di lavoro nel settore privato che si è determinato con Obama? In realtà, non sono i Presidenti che decidono degli andamenti economici, almeno in condizioni normali. Essi possono influire in tempi di crisi, come Obama fece con le misure di stimolo del 2009. Ma si trattò di misure che svanirono in breve tempo e che non spiegano il successo attuale. Sennonché, in questi anni i conservatori hanno preteso che le misure fiscali di Obama, la riforma del sistema finanziario e quella della sanità, avrebbero portato ad una vasta distruzione di posti di lavoro. E non è successo niente del genere, anzi è accaduto il contrario. Dunque, parlare del boom occupazionale di Obama ha un senso: significa almeno che migliorare la società è possibile, senza crolli dell'economia.

Quando la Cina inciampa, di Paul Krugman (New York Times 8 gennaio 2016)

I guai della Cina erano tutti impliciti nei ritmi di una crescita guidata dalle esportazioni, che avrebbe rallentato allorché i suoi vasti serbatoi di forza lavoro rurale sottooccupata avessero cominciato a ridursi. Cercare di attenuare quel passaggio con un forte ricorso al debito, nel mentre in breve tempo non si materializza una alternativa forte espansione dei consumi interni, ha determinato le difficoltà attuali. Se si studiano i numeri, tutto questo non dovrebbe tradursi in un trauma globale; l'economia cinese è grande, ma i consumi globali sono molto più grandi. Sennonché ci sono fenomeni noti di sincronia negli andamenti economici, che più che dai numeri derivano da forme di contagio psicologico. Dunque, ripercussioni globali non si possono affatto escludere. E il guaio è che non siamo pronti a reagire: la politica monetaria avrebbe pochi margini, e la politica della spesa pubblica - con gli atteggiamenti dei repubblicani americani e con le scelte dei politici tedeschi - sembra una strada sbarrata.

Il Grande Malessere continua, di Joseph E. Stiglitz (da Project Syndicate, 3 gennaio 2016)

[1] Tradotto in italiano con “Bancarotta”. Questa è la copertina della prima edizione:                   [2] La connessione ...

Giochi di fiducia (dal blog di Krugman, 4 gennaio 2016)

     

Docenti universitari e politica (dal blog di Krugman, 4 gennaio 2016)

[1] Si consideri che la linea verticale (progressisti-conservatori) indica, appunto, il grado di progressismo o di conservatorismo nei vari partiti (o, nel caso dei democratici, ...

Creare ed utilizzare i modelli (dal blog di Krugman, 2 gennaio 2016)

[1] In connessione appare una scena con Woody Allen che dovrebbe appartenere al film Annie Hall (in italiano, Io e Annie), scena che si conclude ...

Le elezioni hanno conseguenze, di Paul Krugman (New York Times 4 gennaio 2016)

Sono stati resi noti i dati relativi alle tasse pagate dagli americani nel 2013. Essi confermano che, mentre il 99 per cento degli americani non ha avuto grandi cambiamenti, ci sono stati aumenti di un certo rilievo per l'1 per cento dei più ricchi (e più ancora per lo 0,01 per cento dei ricchissimi). Quegli aumenti hanno riportato le aliquote dei più ricchi ai livelli precedenti a Bush; anzi, addirittura ai livelli precedenti a Reagan. 70 miliardi di dollari in più, che equivalgono al costo complessivo degli aiuti alimentari alla povera gente e ai nuovi costi della riforma sanitaria di Obama; con la quale, per altro, il numero dei non assicurati è diminuito di 17 milioni di persone. Le elezioni, dunque, contano. Si possono desiderare candidati più impetuosi e radicali, ma non si dovrebbe dare credito a coloro che affermano che le elezioni non cambiano niente.

Radicalismo rispettabile (30 dicembre 2015)

[1] Un lavoro di Krugman del 1999 dal titolo “Ragionare sulla trappola di liquidità”.      

I Presidenti e l’economia (30 dicembre 2015)

[1] La tabella mostra l’andamento delle aliquote fiscali medie dal 1980 al 2013 (queste ultime sono quelle previste). Gli andamenti sono suddivisi per le varie ...

Efficacia della politica, a partire dal 2008 (dal blog di Krugman, 29 dicembre 2015)

Il distruttivo ragionare sul lungo termine (dal blog di Krugman, 28 dicembre 2015)

[1] Traduco sempre al plurale, come mi pare richiesto dal nostro linguaggio politico consueto. Nei testi in lingua inglese si si trova più frequentemente il ...

Privilegio, patologia e potere, di Paul Krugman (New York Times 1 gennaio 2016)

Che in una società gli individui eccezionalmente ricchi abbiano una quota dei redditi e delle ricchezze sempre maggiore, e che la usino per comprare e influenzare la politica, è un problema grandissimo. Ma non si deve sottovalutare un aspetto immateriale: ovvero che tra quegli individui si sviluppi un fenomeno di arrogante egomania che, alla fine, distorce la stessa immagine della democrazia. E' il fenomeno Trump, ma è anche il fenomeno di vari altri miliardari sempre più insofferenti alle regole della gente comune. E' ad esempio il fenomeno del magnate delle scommesse di Las Vegas, che insolentisce i suoi giudici e compra giornali per indagini private a loro carico, anch'egli grande elettore repubblicano. Oligarchia dei narcisisti e/o gerarchia degli idioti?

Una controllata sulla riforma sanitaria di Obama (23 dicembre 2016)

[1] Ovvero, il fenomeno della riduzione del tipo di assicurazione sanitaria fornita dalla impresa nella quale si lavora – che pure è in atto – ...

Oggi sulla Trumpenfreude (23 dicembre 2015)

[1] “Freude” dal tedesco: gioia, allegrezza, piacere. Ovvero, la gioia un po’ cinica per il fenomeno Trump, che potrebbe rendere più semplice la partita per ...

Finn de Siecle (22 dicembre 2015)

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