ottobre 2015 Archive

Ripensando al Giappone (dal blog di Kugman, 20 ottobre 2015)

[1] La tabella mostra gli andamenti dell’equilibrio primario dei bilanci come percentuale dei PIL dell’Europa, degli Stati Uniti e del Giappone, corretti in considerazione degli ...

Occupazione ed errori di classificazione, di Simon Wren-Lewis (da Mainly Macro, 19 ottobre 2015)

     

Confrontare le recessioni è difficile, ma l’Inghilterra questa volta ha resistito meglio, di Larry Elliot (da The Guardian, 18 ottobre 2015)

[1] Per bolla della South Sea Company o South Sea Bubble, si intende la bolla speculativa che si creò in Inghilterra, attorno al 1720, sulle ...

Le teorie della cospirazione monetaria (17 ottobre 2015)

[1] “Pollster” (“sondaggista”) mi sembra sia una attività di ricerca sui sondaggi di varie agenzie che opera di questi tempi in particolare sulle primarie, sia ...

Sui conservatori pensosi (16 ottobre 2015)

[1] Pare (WordReference, English only, 4 luglio 2012) che l’espressione “poster child” sia nata con l’idea di rappresentare in un manifesto la condizione di un ...

Qualcosa non è marcio in Danimarca, di Paul Krugman (New York Times 19 ottobre 2015)

Nel recente dibattito delle primarie democratiche, Bernie Sanders ha parlato della Danimarca come un modello positivo; la Clinton ha ammesso la stessa cosa, sia pure con minore entusiasmo. In Danimarca le tasse corrispondono circa al doppio degli Stati Uniti, e questo consente di mantenere uno stato assistenziale (assistenza sanitaria, diritto allo studio, aiuti alle famiglie con redditi medio bassi) che non ha confronti con gli Stati Uniti. Ciononostante, la produttività dei due paesi è analoga. I colpi recenti subiti dall'economia danese non sono derivati dal suo stato assistenziale, piuttosto dal suo andar dietro alle vicissitudini monetarie e alle ricette europeee dell'austerità (come è dimostrato dalla esperienze della Svezia, che a quella ricette non si è uniformata). Dunque, è vero che si tratta di un possibile esempio. E in ogni caso è una ragione di conforto constatare che in America si può cercare di imparare da altri paesi e che il dibattito politico amricano può non ridurasi al tifo per gli "U.S.A!".

I democratici, i repubblicani e i magnati di Wall Street, di Paul Krugman (New York Times 16 ottobre 2015)

Nel dibattito di giorni fa che ha aperto il confronto tra i candidati democratici, la Clinton e Sanders si sonn confrontati sui temi della politica verso il sistema finanziario; ma non discutevano sulla necessità di inasprire i controlli su quel mondo, semmai su quale programma lo facesse in modo più duro. Una discussione, dunque, agli antipodi di quella aperta tra i condidati repubblicani, che promettono di abrogare anche le norme moderate introdotte nel 2010. E i contributi finanziari di Wall Street sono un termometro di questa differenza, dato che vanno in misura schiacciante ai repubblicani. Il punto è che, proprio a partire dalle riforme del 2010, il mondo della finanza ha fatto una scelta, ed oggi la rende anche più esplicita. Dunque, gli uomini della finanza non si aspettano dai democratici il trattamento amichevole che ebbero negli anni '90.

Hillary in carne ed ossa (14 ottobre 2015)

[1] Vedi l’articolo sul NYT del 9 ottobre.      

Le colombe globali (dal blog di Krugman, 13 ottobre 2015)

[1] La tabella mostra l’andamento del tasso di cambio effettivo degli Stati Uniti che, come si nota, a partire dalla metà del 2014 è sensibilmente ...

Everett Dirksen non abita più qua (13 ottobre 2015)

[1] Uno storico dirigente repubblicano degli anni ’60, che contribuì a scrivere ed a approvare – quando i repubblicani erano partito di minoranza – la ...

La Cina non è al collasso, di Anatole Kaletsky (da Project Syndicate, 12 ottobre 2015)

[1] “Commercial” e “trade” può essere solo un caso di ridondanza, che non sarebbe molto logico. Scopro che, ad esempio, si usa il termine “commercial ...

Stati deboli, paesi poveri di Angus Deaton (da Project Syndicate, 12 ottobre 2015)

[1] Traduco con “sborsare”, in riferimento credo implicito ai poveri dei paesi ricchi (perché sarebbe tautologico dire che i paesi ricchi hanno bisogno di sborsare ...

Angus Deaton e le elezioni della Dodd-Frank (dal blog di Krugman, 12 ottobre 2015)

[1]  Il premio Nobel per l’economia è stato assegnato all’economista scozzese Angus Deaton. E’ stato premiato per la sua analisi sui consumi, la povertà e ...

I matti e l’imbroglione, di Paul Krugman (New York Times 12 ottobre 2015)

Nella crisi che si è aperta con le dimissioni dello "speaker" della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, sono tante le voci che si appellano al dirigente repubblicano Paul Ryan. La crisi è stata interamente provocata, come è noto, dalle posizioni oltranziste della destra repubblicana. Ryan invece è stato per anni la 'foglia di fico' dei media e dei commentatori centristi. Ovvero, un repubblicano presentabile. In realtà, egli non è meno ideologico ed approssimativo dei suoi colleghi, ma ha lavorato con sapienza a quella immagine di serio conservatore. In realtà, nelle sue proposte di serio non c'è mai stato niente; i suoi bilanci erano un coacervo di inganni contabili. Finisse nel centro della bagarre politica, la sua presunta serietà finirebbe stritolata dalla evidenza dei suoi imbrogli e dalle pressioni della destra più imbarazzante del suo Partito. Ma pare che i media centristi americani non saprebbero come farne a meno.

Paul Ryan, l’infatuazione centrista (dal blog di Krugman, 10 ottobre 2015)

[1] “Voodoo” è, come si sa, l’economia voodoo, ovvero principalmente l’idea, da Reagan in poi, che grandi sgravi fiscali ai redditi più alti producano, alla ...

« Pagina precedentePagina successiva »