dicembre 2019 Archive

Sfuggire agli Anni Bui dei dati sull’ineguaglianza, di Thomas Piketty, Lucas Chancel, Facundo Alvaredo, Emmanuel Saez, Gabriel Zucman (23 dicembre 2019)

     

La crudeltà di un Natale di Trump, di Paul Krugman (New York Times, 23 dicembre 2019)

Con il pretesto della ricorrenza del Natale e di una figura dickensoniana come il noto spilorcio Scrooge, Krugman affronta il problema serio della crudeltà nella politica americana. In apparenza alcuni temi programmatici di questi giorni in America - come le forte limitazioni ai sostegni alimentari alla popolazione povera - non hanno alcuna seria spiegazione economica. Perché allora accanirsi con i più deboli? E perché questa politica ha un forte sostegno in aree come il Kentucky orientale, con un gran numero di poveri? Una delle risposte è che una parte della società americana si compiace dell'odio verso i più deboli.

Un regolamento dei conti post elettorale per la politica britannica, di Robert Skidelsky (da Project Syndicate, 17 dicembre 2019)

[1] La traduzione è assai dubbiosa. “Express” al massimo significa “esprimere, esternare”. “Bullet” può significare anche la rata finale di un mutuo. [2] TransPennine Express, ...

La macroeconomia de “L’Ampiezza”, di Paul Krugman (dal blog di Krugman, 18 dicembre 2019)

[1] The Expanse è una serie televisiva statunitense di fantascienza sviluppata da Mark Fergus e Hawk Ostby e basata sull’omonima serie letteraria, una space opera scritta da Daniel Abraham e Ty Franck sotto lo pseudonimo di James S. ...

Il sistema elettorale del Regno Unito non ha funzionato, di Jeffrey D. Sachs (da Project Syndicate, 16 dicembre 2019)

I democratici ci possono ancora salvare, di Paul Krugman (New York Times, 19 dicembre 2019)

Una riflessione sul voto della Camera dei Rappresentanti che mercoledì scorso da deciso per la messa in stato d'accusa di Donald Trump. Mi permetto, facendo uno strappo alla regola, di suggerire una chiave di lettura: mentre molto giornalismo 'centrista' (non necessariamente per vocazione politica, ma per tendenza s stare nel mezzo, anche su giornali progressisti) ci offre una rappresentazione dell'America nella quale i fenomeni autoritari trumpiani sono ridotti ad una delle possibilità - ovvero: normale 'fisiologia' democratica - Krugman da due anni sostiene che la posta in gioco è la democrazia americana. In questo articolo, egli sottolinea che la determinazione dei democratici americani a non consentire alcun 'terrapiattismo' - cioè a chiamare la deriva autoritaria con il suo nome - è un fattore di speranza.

Come Trump ha perso la sua guerra commerciale, di Paul Krugman (New York Times, 16 dicembre 2019)

La guerra commerciale di Trump con la Cina sembra abbia prodotto un esito, in sostanza una sconfitta di Trump. L'obbiettivo della riduzione del deficit commerciale è stato contraddetto dal suo aumento; nello stesso modo non ha funzionato l'obbiettivo della maggiore autosufficienza manifatturiera. L'incertezza delle imprese e lo stallo degli investimenti è invece stata ed è destinata a restare un risultato sicuro, ed è dipesa fondamentalmente dal carattere imprevedibile delle contraddittorie mosse del Presidente. Pare che gli stessi cinesi siano increduli di un risultato così netto. In sostanza Trump è riuscito a perdere la fiducia dei nostri alleati e non ha intimorito i cinesi, che adesso gli hanno preso le misure. Di solito, diversamente da quanto Trump riteneva, le guerre commerciali non hanno vincitori, ma spesso hanno perdenti. Trump ne è un esempio.

In che modo i provocatori hanno superato la piazza pubblica, di J. Bradford DeLong (da Project Syndicate, 9 dicembre 2019)

Il Partito che ha rovinato il Pianeta, di Paul Krugman (New York Times, 12 dicembre 2019)

E' noto che il Partito Repubblicano americano è l'unico importante partito politico al mondo che nega il cambiamento climatico. Ma questo comporta anche che il mondo non ha a disposizione una guida essenziale nel contrastarlo. Quindi la degenerazione della vita politica americana pesa indubbiamente sulla salute del Pianeta. E questo è in stretta connessione con l'altro negazionismo, sulle violazioni della legge messe in atto da Trump.

La discussione politica di cui ha bisogno l’Europa, di Barry Eichengreen (da Project Syndicate, 9 dicembre 2019)

La crescita è fuori moda? Di Joseph E. Stiglitz (da Project Syndicate, 9 dicembre 2019)

Donald Trump è negativo per gli ebrei, di Paul Krugman (New York Times, 9 dicembre 2019)

Di recente Trump ha affermato - ad una assemblea di una associazione ebraica - che i presenti non erano tutti 'persone piacevoli' ma dovevano votare per lui perché con i democratici avrebbero avuto tasse più alte. Difficile immaginare altrettanta arroganza. In realtà, solo un 17 per cento degli ebrei americani - che pure hanno livelli di reddito superiori alla media - alle elezioni di medio termine hanno votato per i repubblicani. Ed è un fenomeno che riguarda anche gli americani di origine asiatica e indiana. Nel caso degli ebrei conta evidentemente la memoria storica: la maggioranza di loro sanno che dove l'intolleranza corre frenata, essi sono tra le vittime.

Perché Trump è un uomo delle tariffe? Di Paul Krugman (New York Times, 5 dicembre 2019)

Una riflessione sui motivi per i quali Trump predilige la politica tariffaria, che anzitutto dipendono dalla strana legislazione americana in vigore dai primi anni '30. Allora si intendeva limitare il potere del Congresso, che tendeva ad utilizzare le tariffe con finalità clientelari; dunque si riconobbe un potere esclusivo al Presidente. Sennonché Trump ha fatto piazza pulita di tutti i limiti che in teoria avrebbe (è mai possibile che gli USA possano mettere tariffe sulle importazioni dell'acciaio dal Canada per ragioni di sicurezza nazionale?) La sua passione per le tariffe, in realtà, deriva proprio dalla libertà che in quel settore ha di agire come vuole. E' fondamentalmente un'altra faccia della sua strategia autoritaria.

La ricerca cinese della legittimità, di Robert Skidelsky (da Project Syndicate, 3 dicembre 2019)

Il viaggio di morte degli Stati repubblicani dell’America, di Paul Krugman (New York Times, 2 dicembre 2019)

E' abbastanza noto che l'aspettativa di vita negli Stati Uniti non sta crescendo come negli altri paesi avanzati, anzi sta calando. In realtà, in una parte dell'America essa cresce abbastanza similmente ai paesi europei, ma in un'altra parte decresce sensibilmente. Il fenomeno è attribuito soprattutto alla incidenza dei suicidi e delle morti da abuso di farmaci, droghe ed alcol. Ma minore attenzione si presta al fatto che il fenomeno è concentrato negli Stati ad orientamento repubblicano. Influisce una minore assistenza sanitaria ed influiscono anche gli stili di vita (ad esempio, il ruolo giocato dall'obesità e dal diabete). Fatto sta che mentre quelle due Americhe erano ancora abbastanza simile nei dati del 1990, oggi sono marcatamente diverse.

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